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Le minacce dello scafista a un minore: «Devi dire che sei mio figlio»

Di Redazione |

La Polizia ha fermato a Pozzallo due tunisini presunti scafisti del barcone approdato in Sicilia lo scorso 25 maggio. Uno dei due avrebbe anche minacciato un ragazzino di 12 anni che viaggiava da solo per costringerlo a dire che era il proprio figlio così da non essere sospettato rischiando l’espulsione dall’Italia.

Ma una coraggiosa donna della Costa d’Avorio ha notato tutto e lo ha raccontato alla Squadra Mobile. In manette sono finiti Haitem Dahman di 35 anni e Chahed Lassad di 34 anni. Sarebbero loro gli scafisti di due barconi soccorsi nel Canale di Sicilia. I due sono stati individuati grazie alle testimonianze dei migranti. Uno di loro ha provato ad eludere le indagini fingendo di essere partito dalla Tunisia insieme al figlio. Durante le attività d’investigazione, una donna della Costa d’Avorio si è avvicinata ad uno dei poliziotti della Squadra Mobile per riferire che quel bambino non era il figlio dello scafista.

Il bambino ha poi ammesso di essere stato minacciato: “Devi dire che sei mio figlio altrimenti mi mandano di nuovo in Tunisia”. Lo scafista aveva adottato questo sistema per eludere le indagini ed evitare il rimpatrio in Tunisia perché i minori non possono essere espulsi quindi sperava di poter restare qui con la scusa di essere il padre. Il minore è stato affidato ad una comunità mentre lo scafista è stato condotto in carcere e successivamente sarà espulso. Dalle indagini è emerso che i migranti sono partiti dalla Tunisia in quanto volevano raggiungere l’Europa perché in scarse condizioni economiche e hanno pagato mediamente 1.000 euro.

Tra gli sbarcati invece la Squadra Mobile di Ragusa ha appurato che decine di tunisini erano già stati in Italia ed avevano commesso reati, soprattutto al nord Italia oppure erano già stati espulsi, alcuni poche settimane fa. Almeno 9 sono quelli destinatari di provvedimenti giudiziari e che sono stati dunque arrestati: sette per aver fatto ingresso in Italia dopo l’espulsione, due per altri reati.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA