Cronaca
Le discariche siciliane sono al collasso: incubo rifiuti sulla fine dell’estate
Partiamo dalle discariche. L’impianto di Trapani, che sorge in contrada Borranea, si avvicina alla saturazione. Lo spazio sempre più ridotto per l’abbancamento dei rifiuti ha mandato in tilt i Comuni trapanesi (su tutti Mazara del Vallo). L’imminente chiusura, in piena estate, provocherebbe una crisi di grosse proporzioni. A Palermo, Bellolampo ha i mesi contati. La sesta vasca ha un’autonomia stimata fino a dicembre. E della settima vasca, quella che dovrebbe scongiurare l’emergenza, esiste solo un progetto da 23 milioni di euro non ancora approvato e per di più senza copertura finanziaria. Per la Rap, la Partecipata del Comune di Palermo che gestisce raccolta dei rifiuti e discarica, Bellolampo potrebbe sopravvivere altri 3 o 4 mesi del 2018, a condizione che non conferiscano più i Comuni della provincia.
Intanto la raccolta differenziata vive crescenti difficoltà dovute all’insufficienza dei centri di compostaggio. I pochi che ci sono (8 in totale quelli attivi) non riescono a trattare tutto l’organico prodotto. Nell’Agrigentino, il quantitativo di rifiuti che arriva nell’impianto di Sciacca (gestito dalla Sogeir Impianti) è aumentato notevolmente con la stagione estiva e non si riesce a smaltirlo. A Ramacca, la piattaforma privata di Ofelia Ambiente, che accoglie tra le 200 e le 250 tonnellate al giorno di rifiuto cosiddetto umido, entro fine mese chiuderà i cancelli. Un guaio per tanti Comuni della Sicilia Orientale: «Nel silenzio più assordante – dice Paolo Amenta, vicepresidente dell’Anci Sicilia, già sindaco di Canicattini Bagni – l’organico sta riprendendo la strada delle discariche. Nel Siracusano si tratta già di una realtà». Il che, oltre a vanificare gli sforzi per la raccolta differenziata, fa schizzare all’insù i costi di conferimento: da 85 euro per l’umido portato in un impianto di compostaggio ai 140 euro mediamente richiesti da una discarica.
I numeri danno la portata di un sistema in crisi che, può provocare la tempesta perfetta. In Sicilia, sulla carta, i centri di compostaggio dovrebbero “macinare” qualcosa come 417mila tonnellate all’anno di organico. In realtà, ne differenziano solo 160mila tonnellate. Colpa dei centri mai entrati in funzione, pur essendo autorizzati dalla Regione. Soluzioni? «Nell’immediato – risponde Amenta – l’Anci ha proposto l’attivazione, presso siti già autorizzati, di impianti mobili per trattare l’organico. Potrebbero essere operativi nell’arco di 10-15 giorni, fermo restando che prima, o i Comuni o le Srr, dovrebbero emanare un avviso pubblico. L’idea è piaciuta sia al governatore Crocetta sia all’assessore Contrafatto. Per dare una risposta rapida alle criticità abbiamo avanzato anche la possibilità di aumentare la cubatura dei centri di compostaggio».
Tornando all’emergenza agostana, la cronaca degli ultimi giorni registra il caso dei 26 Comuni del versante jonico-messinese esposti per 3,6 milioni con la discarica catanese di contrada Coda di Volpe. Un debito che l’Ato 4 ha accumulato per via di fatture non pagate dal febbraio 2016 ad oggi. Soldi che adesso il gestore della discarica pretende, pena «la sospensione dal 18 agosto della ricezione dei rifiuti». In sostanza discarica chiusa per i Comuni di Alì, Alì Terme, Antillo, Castelmola, Fiumedinisi, Forza d’Agrò, Francavilla di Sicilia, Gaggi, Gallodoro, Giardini Naxos, Graniti, Itala, Letojanni, Malvagna, Mandanici, Mongiuffi Melia, Motta Camastra, Nizza di Sicilia, Pagliara, Roccafiorita, Roccalumera, Roccella Valdemone, S. Domenica Vittoria, S. Alessio Siculo, Savoca e Scaletta Zanclea. Il sindaco di Calstelmola, Orlando Russo, non ci sta: «Noi siamo in regola e non permetteremo a nessuno di metterci in difficoltà da comunicazioni che hanno il sapore di un ricatto. E che per di più arrivano prima di ferragosto. Se qualcuno vorrà bloccare il conferimento di Castelmola, trasporteremo i rifiuti sino a Palermo e li lasceremo davanti alla presidenza della Regione».
Il già precario sistema dei rifiuti, in piena estate, viene messo ulteriormente in crisi dall’eccessivo carico antropico. All’aumento delle presenze turistiche corrisponde anche l’incremento dei rifiuti prodotti. Risultato? Oggettive difficoltà nello smaltimento, che si sommano ad un’inciviltà diffusa. Per molti cittadini la differenziata è una pratica sconosciuta ed è più comodo sbarazzarsi dei rifiuti come capita. Senza il rispetto di ogni minima regola. L’allarme riguarda a “macchia di leopardo” tutta la Sicilia: tanto nelle località turistiche quanto nei grossi centri, infatti, i cumuli d’immondizia invadono le strade. «Abbandonare indiscriminatamente i rifiuti – afferma Amenta – provoca un danno non quantificabile all’immagine della Sicilia e, al contempo, peggiora la qualità della vita. Bisogna concorrere tutti al funzionamento del sistema, dagli organi preposti ai cittadini».
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