Ma l’assumificio sarebbe “solo” uno degli aspetti salienti di una indagine vastissima, tesa a disarticolare un presunto “sistema” nel quale Girgenti Acque avrebbe operato e opererebbe tutt’ora, basandosi su appoggi di altissimo livello istituzionale. Da qui l’indagine avviata e in corso ad esempio sul prefetto di Agrigento Nicola Diomede, al padre del ministro degli Esteri Angelino Alfano, fino a una lunga serie di politici.
Raccomandazioni per assunzioni dunque, in cambio di protezioni varie. Ma non solo. Al prefetto Diomede si contesterebbe il proprio operato in materia di rilascio delle famigerate informative antimafia, nei confronti del gruppo Campione, mai destinatario di tali provvedimenti che ne avrebbero stoppato l’attività imprenditoriale, come accaduto invece per altri innumerevoli imprenditori bloccati anche per episodi risalenti a molto tempo fa. Gruppo Campione il cui fatturato “balla” tra i 35 e i 40 milioni di euro.
Nei giorni scorsi a essere perquisiti non sono stati solo gli uffici di Girgenti Acque. Le forze dell’ordine coordinate dalla Procura hanno infatti visitato senza clamore e con estrema cordialità istituzionale la stessa Prefettura, acquisendo documenti ritenuti d’interesse investigativo.
Un monopolio che, secondo quanto trapelato da ambienti investigativi, non avrebbe potuto espandersi in questa maniera senza il supporto dei cosiddetti “colletti bianchi”. Ed è su questo aspetto che la Procura sta entrando con estrema decisione, concretizzando i sospetti che nel corso degli anni sono aleggiati ad Agrigento. Nel “listone” figurano anche nomi di noti avvocati del foro agrigentino, i quali hanno avuto un ruolo nel consiglio di amministrazione della società Girgenti Acque, fino al 2013 quando un paio di loro (Giuseppe Scozzari e Diego Galluzzo) ne sono usciti. Lo stesso Scozzari, ad esempio, ha manifestato stupore per quanto gli viene contestato, ritenendosi estraneo a ogni addebito. Fra gli indagati anche alcuni giornalisti: Franco Castaldo del sito online e settimanale Grandangolo, il fratello Lelio Castaldo, direttore del sito Sicilia 24h, Alfonso Bugea, responsabile della redazione agrigentina del Giornale di Sicilia, a vario titolo sospettati di avere avuto una “linea morbida” nei confronti di Girgenti Acque, dopo avere ottenuto sponsorizzazioni o assunzioni di familiari. E soprattutto sulle sponsorizzazioni il confine tra lecito e illecito è molto labile e tutto da provare in sede di indagini.
E si sale, molto più su, nella gerarchia dei palazzi. Fino a dentro il già pluri-tormentato Consiglio di Giustizia amministrativa della Sicilia: fra gli indagati c’è anche l’ex presidente Raffaele De Lipsis (già finito nell’inchiesta Morace a Trapani), ex componente della commissione di vigilanza di Girgenti Acque. E poi un super big della nomenklaura nazionale: Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust e indicato come prossimo avvocato generale della Corte di giustizia Ue. Anche la sua è una posizione da decifrare.
Un elenco che da qui a qualche giorno si allungherà. La Procura ha comunicato una proroga a indagini che negli ultimi sei mesi hanno avuto un’accelerazione e che comunque parte dal 2013, da quando Girgenti Acque ha consolidato il proprio ruolo di monopolista dell’acqua in provincia di Agrigento. A breve sono da attendere ulteriori sviluppi anche se dal quinto piano del palazzo di giustizia regna sovrano il riserbo. Da registrare infine un assordante silenzio in città, come se qualcuno temesse che “l’assumificio” possa chiudere per sempre. E con una nuova campagna elettorale alle porte per qualcuno sarebbe una tragedia.