NOSTRA INTERVISTA
L’assessore alla Salute Razza: «I raccomandati? Mi tirano per la giacca»
Ruggero Razza, assessore alla Salute, partiamo da una considerazione più che scontata. Sarà di certo soddisfatto del riordino ospedaliero approvato dal governo regionale. Del resto è la “sua” rete…
«Certamente, ma i motivi sono tutt’altro che scontati. Sono soddisfatto innanzitutto perché abbiamo rispettato l’impegno di approvare la rete entro sei mesi. Ma anche perché ci siamo riusciti ottenendo gli obiettivi più importanti. Abbiamo avvicinato la sanità siciliana agli standard del decreto Balduzzi, aumentando i posti-letto e diminuendo le strutture complesse. E poi c’è stata una cura dimagrante, di circa il 50 per cento, dei punti di erogazione di servizi privati, con una positiva intesa con l’Aiop. E un un altro risultato importante è la chiusura dei contenziosi con le Università di Messina e di Catania».
A Catania l’ospedale San Marco passa dalla virtualità alla realtà.
«L’aver previsto 437 posti per il San Marco nella dotazione del Policlinico-Ove permette di salvare i fondi Ue per l’opera e dà concretezza al suo futuro. Ma nel Catanese, oltre alla valorizzazione degli ospedali cittadini, voglio ricordare l’attenzione per la provincia: il riconoscimento dell’ospedale Giarre, l’investimento sul Calatino col sistema Caltagirone-Militello, la tutela dell’area etnea con il potenziamento di Paternò, la start up di Biancavilla e il rispetto delle esigenze di Bronte».
Ecco, appunto: forse l’attenzione per questa provincia, con un governatore e un assessore catanesi, è stata sin troppa. Almeno così sostengono i maliziosi…
«Non è una rete “cataniacentrica”. C’è stato il consolidamento di legittime richieste da tutto il territorio. E non c’è una provincia danneggiata per favorirne altre. Nel Trapanese Mazara conquista un Dea di primo livello, su Palermo c’è stata attenzione sia per la qualità degli ospedali cittadini, sia per l’implementazione di Corleone, Petralia e Termini. Su Messina, oltre al Policlinico come Dea di secondo livello, c’è Barcellona che torna fra i presidi di base. Il presidente Musumeci, per fare un altro esempio, ritiene prioritaria Siracusa: oltre ad Augusta, su cui si punta come area ad alto rischio ambientale, si investirà sul capoluogo, che deve avere un ospedale degno di questo nome risolvendo una situazione imbarazzante».
Adesso la nuova rete deve superare l’esame in commissione all’Ars. Teme assalti alla diligenza o, peggio ancora, imboscate?
«Sono convinto che l’esame in commissione sarà attento e celere e che il parere potrà arrivare entro luglio. Appena inviata a Roma, ritengo che entro due mesi la nuova rete possa entrare in vigore».
Ma a quel punto ci sarà un contenitore senza parte di contenuto: alle “bandierine” dei reparti dovranno corrispondere le assunzioni…
«La dotazione organica sarà la priorità immediata per trasformare in realtà per i cittadini tutto quello che c’è scritto su quei fogli. Il percorso, peraltro, è già partito. Si stanno per firmare 100 stabilizzazioni all’Asp di Catania, dopo le migliaia già fatte quest’anno in tutta la Sicilia. E sono orgoglioso di annunciare che a breve sarà in Gazzetta ufficiale il concorso per oltre 300 anestesisti a tempo indeterminato, al quale per la prima volta potranno partecipare i neo-specializzati siciliani, che di solito fanno le valigie per entrare altrove».
Tanti concorsi, tanti posti, tanto potere. Ma anche tante pressioni, in un contesto sanitario in cui la corruzione è di casa. L’inchiesta in Basilicata ne è soltanto l’ultima prova…
«La sanità è il più grande centro di spesa pubblica. È fondamentale che venga attivata sempre una strategia di controllo delle procedure e dell’investimento delle risorse, che è il punto più importante della convenzione che abbiamo stipulato con Agenas su un modello Anac. Ma, oltre che di protocolli e di modelli, è una questione di etica personale. E su questo il presidente Musumeci è irremovibilmente risoluto: la trasparenza dev’essere la cifra di distinzione della nostra azione di governo. E, aggiungo, è l’unico antidoto alle millanterie e ai tentativi di ammiccamento. Chi rappresenta le istituzioni ha il dovere di parlare con tutti, ma di non farsi tirare per la giacca da nessuno».
La sua giacca – fra rete ospedaliera, mappa dei primari, concorsi all’orizzonte, manager da nominare e appalti milionari – avrà pure rischiato di strapparla, in questi mesi…
«Da quando sono dentro questo mondo, la frase che mi sento più spesso ripetere è: “Lei sa come vanno queste cose…”. E ciò nasconde l’idea che si possa condizionare un appalto, pilotare un concorso, discutere la scelta di un primario, rivedere la rete ospedaliere sui desiderata di un deputato amico, decidere sulla guardia medica in base al partito del sindaco…».
Perché, non è così che, per citarla, «vanno queste cose»?
«Non con noi al governo, non con me assessore. Ho imposto il principio dell’evidenza pubblica su appalti che prevedano l’accreditamento su richiesta diretta, con ipotizzabili sacche di clientelismo. E sto studiando con molta attenzione i flussi delle forniture di farmaci e non solo, finora incontrollabili e incontrollati. Ma una certa idea me la sono fatta, affrontando la concertazione per la nuova rete sanitaria».
Di quale «certa idea» sta parlando?
«Anche lì, al di là delle millanterie di chi è sempre pronto a dire “ho parlato con l’assessore Razza”, ho conosciuto anche il volto peggiore, per fortuna minoritario, della sanità siciliana. Di chi, ammantate di diritto alla salute o interesse del malato, ha provato a perseguire anche piccole rivendicazioni di bottega, politiche o di carriera. Se ritengo di essere riuscito a blindare la rete sanitaria, ma anche tante altre vicende, da questo tipo di istanze è perché, a 37 anni, non so né voglio sapere “come vanno queste cose”».
Ma neanche un “aiutino”? Lei, in fondo, prima di essere un assessore è anche un politico. Che cerca voti…
«Guardi, non me ne faccio nulla dell’affiliazione politica di chi magari si dichiara sempre amico e sodale di ogni assessore di turno. Semmai, ma questo è l’ultimo dei miei problemi in questo momento, la politica può acquisire consensi dal cittadino se la sanità funziona bene. Per il resto io stimo e difendo soprattutto chi, in corsia, non ha il mio numero di cellulare. E magari anche se l’avesse non avrebbe nemmeno il tempo di scrivere un sms perché lavora. Spesso in trincea, in condizioni di difficoltà».
Questo quadro da Libro Cuore in versione sanitaria resisterà anche alle tentazioni insite nella nomina dei nuovi manager? A proposito: a che punto siamo nella selezione?
«Certamente: trasparenza e meritocrazia saranno al centro della scelta dei direttori generali. In settimana, il 24 luglio, è in programma la prima riunione della commissione esaminatrice. Il lavoro non sarà lunghissimo, impegnerà al massimo l’estate. Ritengo che entro l’ultima settimana di agosto potranno svolgersi i colloqui di valutazione. Subito dopo la commissione fornirà una rosa di selezionati per ogni singola azienda. E su queste rose la giunta regionale adotterà le proprie scelte discrezionali».
Twitter: @MarioBarresi
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