L’arcivescovo di Palermo: «I predoni dell’Africa siamo noi»

Di Redazione / 08 Settembre 2018

«I predoni dell’Africa siamo noi. E se facciamo un po’ di esame di coscienza vediamo che tutt’ora l’occidente schiavizza questi popoli e quindi dobbiamo assumerci le nostre responsabilità». Lo dice mons. Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, in una intervista a Radio Vaticana Italia, in occasione della visita pastorale di Papa Francesco nel capoluogo siciliano nel XXV del martirio di p. Pino Puglisi, il prossimo 15 settembre. Un tema della visita del Papa sarà proprio «quello dei migranti».

«L’unica via è quella dell’incontro. Dobbiamo custodire un cuore umano. Nel volto di ogni uomo, al di là del suo colore – e stiamo attenti: siamo tutti di colore, anche il bianco è un colore – gli uomini si devono rincontrare con la consapevolezza che ci viene anche dalla nostra visione biblica: l’uomo – sottolinea mons. Lorefice – è immagine di Dio e come tale porta in sé l’unico richiamo ad essere rispettato e accolto, a maggior ragione se questo volto è sfigurato dalla sofferenza e dall’oppressione che, molte volte, siamo stati noi occidentali a creare, a fomentare».

«Il Papa – ha aggiunto – viene a confermare che oggi è il tempo opportuno perché si annunzi un Vangelo che s’incarna anche nella città degli uomini come giustizia».

L’arcivescovo è stato in udienza privata dal Papa venerdì 7 settembre: «L’ho trovato con il suo cuore e la sua grinta e soprattutto con un grande desiderio di venire a Palermo. Penso che sia l’ennesima tappa di un itinerario che Francesco sta disegnando per l’Italia: per così dire dalle Alpi alle piramidi, da Mazzolari a Puglisi. Un tragitto lungo i luoghi di uomini, preti, sacerdoti, che hanno annunciato un Vangelo che, come sempre, non può essere immediatamente compreso, ma che è capace di diventare realmente compagnia degli uomini, soprattutto negli snodi storici più importanti».

«Nell’itinerario che Francesco seguirà nella sua visita a Palermo», oltre ai momenti pastorali, ci sarà «la visita a Brancaccio, il quartiere dove don Pino è nato e morto il 15 settembre, a 56 anni di distanza»: per mons. Lorefice è «un segno particolare. Significa che il Santo Padre viene da noi anche per indicare un indirizzo: perché la comunità cristiana non può non essere dentro le maglie della storia, lì dove c’è povertà e lì soprattutto dove c’è la concentrazione dei poteri. Il Vangelo arriva, come ci ricorda in questi giorni la prima lettera ai Corinzi, come un potere altro, nella debolezza della croce, che però riesce realmente, addirittura, anche a mettere paura agli uomini mafiosi».

«La visita del Santo Padre segna una rinnovata presa di posizione nei confronti di quei poteri occulti che, senza dubbio, fanno cultura. Il Papa viene a portare la bellezza del Vangelo che trasfigura la vita degli uomini nella dimensione messianica. Dunque a sottolineare degli alti valori, non solo evangelici, ma, come ci ricorda il Concilio, anche umani».

«Qui a Palermo il 3 settembre abbiamo ricordato Dalla Chiesa; il 19 luglio Paolo Borsellino» aggiunge Lorefice. «Questa è la città in cui tanti testimoni hanno donato il sangue, e il sangue dei martiri fruttifica sempre, seppur nel silenzio, come ci ricorda il Vangelo. Ed è questa anche la bellezza di Palermo: tanti uomini anche dal mondo civile, non solo ecclesiale, da questo sangue sono stati rafforzati. E oggi a Palermo, senza dubbio, c’è anche la capacità di esporsi perché la cultura dei valori umani e la cultura evangelica possa continuare ad essere un fronte contro la mentalità malavitosa e mafiosa». 

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