L'intervista
L’Antimafia di Cracolici tra il vice La Vardera e il caso Gennuso: «Sarò credibile e rigoroso»
Il neo presidente della Commissione regionale Antimafia traccia le linee del suo futuro operato annunciando un salto di qualità nel lavoro che verrà fatto
Presidente Cracolici, ci dia un aggettivo per sintetizzare come sarà la sua commissione regionale Antimafia? «In un aggettivo è complicato. Me ne vengono in mente più d’un paio. Rigorosa, sicuramente. Ed efficace: vorrei che fosse una commissione Antimafia che coltivi la memoria, ma che studi e produca atti e fatti, non soltanto sul profilo del contrasto alla criminalità organizzata, ma anche, visto che nel nome stesso c’è pure la corruzione, sul versante dei guasti alla macchina amministrativa e del condizionamento delle istituzioni. Ma vorrei che ci fosse anche un’ulteriore salto di qualità nel nostro lavoro: dare voce e diffondere il valore della resistenza alla mafia non solo come fatto civico e morale, ma anche come “convenienza”».
In che senso, scusi? «Le nuove generazioni sono nate quando già il ribellarsi alla mafia era un principio diffuso nell’opinione pubblica. Ciò che ancora fatica ad arrivare ai cittadini è che l’antimafia ha anche un valore economico: vorrei che contribuisse a rendere la Sicilia un luogo più attrattivo per investimenti, sviluppo e occupazione».
Qualcuno ha criticato Fava per l’invasione di campi non dell’antimafia “classica”. Quali saranno i punti di continuità e discontinuità rispetto al suo predecessore? «Io non giudico il lavoro di chi c’è stato prima. Dico solo che dovremo lavorare di più e meglio per passare dall’analisi alle proposte. E ciò vale anche per il cambiamento della pubblica amministrazione: bisogna avere degli strumenti per combattere chi corrompe e chi si fa corrompere».
Da uomo di sinistra userà il suo ruolo come clava giustizialista in nome della questione morale? «Da uomo di sinistra rimango comunque garantista. Dobbiamo recepire gli alert, non solo nel momento in cui ci arrivano dalla magistratura, ma avendo la capacità di distinguere le situazioni e le posizioni diverse. La questione morale, per me, significa soprattutto che chi fa politica e ha un ruolo istituzionale ha il dovere di dare il buon esempio più di tutti e prima di tutti».
In campagna elettorale fu fra i più duri a mettere in guardia su Schifani imputato al processo Montante. Il suo nuovo ruolo super partes di presidente dell’Antimafia le ha fatto cambiare idea? «No, l’unica cosa che è cambiata è che i siciliani hanno eletto Schifani presidente della Regione e dobbiamo prenderne atto. Punto e basta. Detto ciò, augurando al presidente Schifani di chiarire la sua estraneità, ribadisco il mio timore sulla minore efficacia dell’azione governativa di un presidente della Regione sotto processo. Poi mi viene da pensare che, da quando c’è l’elezione diretta, a Palazzo d’Orleans c’è una una specie di maledizione che travalica la democrazia».
A proposito di Montante. La finta antimafia, quella degli affari e delle carriere, è uno dei nodi più delicati per un presidente del Pd. Fava, sul tema, è stato inflessibile. Lo sarà anche lei? «L’essere contro la mafia non è ostentare una spilletta sul bavero della giacca. Paradossalmente, il fatto che degli opportunisti si siano dovuti inventare antimafiosi ci fa capire che il movimento ha vinto, conquistando l’egemonia culturale nel cuore e nella testa dei cittadini. Detto ciò, chi mi conosce sa che non sono il tipo che si fa emozionare dalle roboanti parole. la mia linea sarà quella di una commissione che opera e non chiacchiera».
Per operare al meglio bisognerà chiarire il caso Gennuso. L’altro suo vice La Vardera, seguito a ruota dal M5S, ha chiesto un passo indietro al deputato di Forza Italia. Lei che ne pensa? «Io non devo pensarne qualcosa. O meglio: prima di esprimere un’opinione sull’opportunità, devo applicare le norme. E ce n’è una, nel regolamento dell’Antimafia regionale, che all’articolo 6 sancisce l’incompatibilità dei componenti l’ufficio di presidenza con procedimenti penali in corso per reati non colposi. Alla prima seduta gli uffici dovranno verificare i requisiti di Gennuso, come di tutti gli altri componenti. E, se le notizie di stampa sul suo processo per estorsione rispondono al vero, non c’è da interpretare le norme. Vanno semplicemente rispettate. A monte del discorso successivo, quello sull’opportunità politica. Nell’ultima seduta è stato eletto l’ufficio di presidenza della commissione, su indicazione di partiti e coalizioni. Per intenderci: se non ci si può scegliere i parenti, figurarsi i vicepresidenti…».
L’altro suo vice è La Vardera. Lei riuscirà a impedire che il deputato, già Iena televisiva e finto candidato a Palermo per girare un docufilm, trasformi la commissione in uno show a uso e consumo di De Luca? «Confermo quanto detto, che vale per La Vardera come per tutti gli altri componenti. Ci sono delle regole da rispettare, come quelle sulla riservatezza e sulla segretezza degli atti. E poi c’è una questione di credibilità dell’Antimafia regionale, sulla quale garantisco che sarà tenuto un senso del rigore molto alto». Twitter: @MarioBarresi COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA