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L’Antimafia a Castelvetrano nella terra del boss: «La rete di protezione di Messina Denaro c’è stata e c’è ancora»

Il presidente Cracolici: «La Massoneria? Cercavamo gli elenchi dei massoni in Prefettura, ma non c'è alcun elenco»

Di Redazione |

Trasferta a Castelvetrano, paese d’origine di Matteo Messina Denaro, per la commissione Antimafia dell’Assemblea regionale siciliana. La riunione si è svolta nell'consiliare del Comune insieme con il Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal prefetto di Trapani, Filippina Cocuzza. La commissione Antimafia ha poi incontrato i sindaci della provincia.

CRACOLICI. «La rete di protezione di Messina Denaro c'è stata e c'è ancora, è viva. E probabilmente dobbiamo alzare uno sguardo un pò più approfondito sul rapporto tra la borghesia mafiosa e il sistema massonico che in questa provincia è abbastanza concentrato» ha detto Antonello Cracolici, presidente della Commissione regionale antimafia all’Ars. «Io non posso giudicare i sentimenti di una figlia verso il padre, è un problema che attiene a una sfera intima e privata. Mi auguro, però, che la figlia si renda consapevole del fatto che la strada che ha percorso il padre è una strada senza speranza perché, prima o poi vengono individuati, buttati in galera e probabilmente ne usciranno solo da morti» ha poi aggiunto riferendosi ai rapporti tra il boss Messina Denaro e la figlia Lorenza Alagna. La donna porta il cognome della madre e non ha mai incontrato il padre. «La politica ora eviti di spegnere i fari sull'arresto di Messina Denaro. E' chiaro che in questo momento c'è un’attenzione particolare connessa alla cronaca, ma non ci dimentichiamo che in questi anni c'è stato un calo di tensione sui temi del contrasto alla mafia» ha detto ancora Antonello Cracolici, arrivato a Castelvetrano  -. In parte è stato dovuto al fatto che la mafia si è sommersa – dice – e in parte si è insinuata nel sistema economico attraverso la corruzione. Ha fatto meno sangue ma non è meno pericolosa". "Il contrasto va alimentato anche con momenti di mobilitazione civile – dice – ad esempio, la Commissione antimafia sta sostenendo attivamente il fatto che dopo 40 anni si torni in uno dei territori chiave dove la mafia ha insanguinato la Sicilia, tra Bagheria e Casteldaccia. E saremo lì il 24 febbraio nel quarantennale della prima marcia antimafia. C'è bisogno di mobilitazione civile. E’ questa la ragione per cui oggi siamo qui. La seduta della Commissione antimafia che facciamo oggi qui è la prima che facciamo fuori dal palazzo, abbiamo deciso di farla qui a Castelvetrano anche per manifestare non solo la nostra attenzione ma anche il nostro sostegno a quanti sono impegnati nella lotta alla mafia, a partire dalle forze dell’ordine. Pensiamo di mettere a disposizione degli strumenti migliorativi – dice – e in qualche modo di coordinamento che possano dare voce all’antimafia diffusa a cui i guardo. Io parto da quegli applausi per l’arresto di Messina Denaro». 

«Non escludo che ci siano esponenti istituzionali nella rete di protezione del boss Matteo Messina denaro, anzi è probabile» ha proseguito Cracolici -. L'azione investigativa dovrà fare luce su questo – dice – ma credo che anche un movimento dell’opinione pubblica, attraverso una politica che eviti di spegnere i fari, sia importante. E' chiaro che l’Antimafia non fa indagini per individuare i fiancheggiatori di Messina denaro, però possiamo sostenere come possiamo con gli strumenti della politica, le forze dell’ordine a individuare quella rete che sicuramente c'è e c'è stata. Castelvetrano deve togliere questa onta che segnato questi ultimi 30 anni con la latitanza di messina Denaro. Questa è la città che deve andare oltre e superare questa rappresentazione che in qualche modo l’ha penalizzata… Dobbiamo liberare la Sicilia da questo sistema di compenetrazione con la borghesia mafiosa e, soprattutto, da un uso distorto delle parole, come l’onore. Dobbiamo conquistare l’idea che l’onore deve riguardare gli uomini che hanno perso la vita e che stanno combattendo la mafia. Gli uomini d’onore sono Giovanni Falcone, Maurizio De Lucia, i carabinieri che contrastano e arrestano i mafiosi. Non sono certo uomini d’onore i mafiosi che di tutto hanno tranne l’onore che hanno perso. Se l’arresto di Matteo Messina Denaro ha chiuso una stagione, dall’altro ne apre un’altra, cioè quella che il procuratore Maurizio De Lucia ha chiamato borghesia mafiosa, fatta da tante persone sconosciute, capaci di essere sul terreno dell’illegalità ma è quella rete di connivenza con la classe dirigente sui nostri territori».

«Dagli incontri di oggi è emerso che ad oggi lo Stato non conoscerebbe le logge massoniche che sarebbero costituite non solo a Trapani ma in tutto il paese. Avevamo la certezza che la Prefettura custodisse un elenco, ma non c'è» ha detto al termine della seduta straordinaria della Commissione regionale antimafia Antonello Cracolici. «"Dopo il 16 gennaio adesso tocca a noi, tutti coloro che sono accusati di stragi sono in  galera, anche dopo 30 anni, ma sono in galera. Adesso tocca a noi. Bisogna convincere i siciliani che la mafia non conviene, e Castelvetrano (Trapani) è l’emblema della non convenienza, altro che ricchezza…».

IL PREFETTO CUCUZZA. «E' un bel segnale la presenza della commissione regionale antimafia a Castelvetrano, ha dimostrato una grandissima sensibilità a immaginare la prima seduta in questo territorio. E’ un segno di attenzione e di sostegno. Con l’auspicio che ci sia anche un risveglio della società civile grazie a questi 'puntellì che le istituzioni mettono» ha detto la prefetta di Trapani Filippina Cocuzza prima di presiedere il comitato per l’ordine e la sicurezza a Castelvetrano. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA