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Lampedusa, al via la distruzione di 160 barchini: ma hotspot ancora pieno

Di Massimo Nesticò |

Per tutta l’estate, giorno dopo giorno, hanno continuato ad accumularsi nello specchio d’acqua davanti al molo Favorolo di Lampedusa. Sono i barchini – per lo più vere e proprie carrette del mare, affondate o semiaffondate – utilizzati dai tunisini per la breve traversata verso l’isola. Questa mattina sono iniziate le operazioni di demolizione che riguarderanno 160 imbarcazioni. Era uno dei punti discussi ieri al vertice convocato a Palazzo Chigi dal premier Giuseppe Conte, con i ministri, il presidente della Sicilia, Nello Musumeci, il sindaco di Lampedusa, Totò Martello. In serata riunione del Consiglio dei ministri per deliberare gli aiuti economici invocati dal primo cittadino della piccola isola.

L’operazione straordinaria di rimozione e distruzione dei barchini è stata commissionata dall’Agenzia delle dogane e dei monopoli dopo il nullaosta della Procura di Agrigento. Il Viminale informa che si tratta del quarto intervento nell’arco del 2020 per la bonifica del porto di Lampedusa a seguito dell’intensificarsi del fenomeno degli sbarchi autonomi.

L’obiettivo primario rimane quello di svuotare l’hotspot di contrada Imbriacola, che versa in ingestibili condizioni di sovraffollamento, con picchi di 1.200 ospiti per una capienza di 190. Allo scopo entro il fine settimana saranno due – come promesso ieri da Conte – le navi-quarantena di grandi dimensioni (intorno a 600 posti l’una) inviate davanti all’isola per accogliere i migranti che saranno trasferiti dal centro. Per quanto riguarda invece l’azione di sostegno all’economia si punta al congelamento delle scadenze fiscali per gli abitanti di Lampedusa e Linosa, come avvenne nel 2011 con il boom dei flussi migratori per le “primavere arabe” e mutui agevolati per gli operatori di pesca e turismo.

Il governatore Musumeci – dopo il braccio di ferro con il Governo sull’ordinanza che aveva disposto il trasferimento fuori dalla Sicilia di tutti i migranti presenti nei centri, si dice «soddisfatto a metà: ci troviamo di fronte a tanti impegni ma a nessuna certezza. Io mi occupo essenzialmente della sanità e quindi il consentire che questi esseri umani, questi nostri fratelli sfortunati nella gran parte abbiano potuto utilizzare strutture dello Stato fuorilegge».

La ministra Luciana Lamorgese, da parte sua, definisce «proficuo» l’incontro di ieri: «Con la collaborazione istituzionale – spiega – si trova sempre la sintesi a ogni problema».

La scelta delle navi-quarantena (saranno presto 5 complessivamente quelle disponibili) è stata apprezzata da Mauro Palma, garante nazionale delle persone private della libertà. In strutture grandi, ha osservato, sono tanti i rischi, a partire da quelli sanitari e compresi quelli di “minirivolte”. E la situazione «è particolarmente grave negli hotspot. Utilizzare le navi, ancorchè ancorate in porto, tutela di più» dal punto di vista sanitario.

Intanto, sono 70 i migranti soccorsi in mare da una motovedetta della capitaneria di porto che li ha accompagnati al molo commerciale di Lampedusa. Sono stati trasferiti nel centro di accoglienza. A Sud di Lampedusa, in acque Sar maltesi, invece una richiesta di soccorso è stata lanciata ad Alarm Phone da una barca partita della Libia con a bordo circa 90 persone. «Sono in pericolo – avverte il servizio telefonico – hanno paura, le onde sono alte e non indossano giubbotti salvagente. Abbiamo allertato le autorità maltesi e italiane via mail. Roma dice che Malta è responsabile, mentre il Centro di coordinamento soccorsi di Malta non risponde al telefono». COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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