L’allarme di Confcommercio: «I soldi della mafia a volte arrivano prima di quelli dello Stato»

Di Redazione / 23 Maggio 2022

«Trent’anni sono passati da quel tragico momento. Oggi onoriamo il ricordo di Falcone. E, però, per le imprese, nonostante decenni in cui ci siamo riempiti la bocca di parole, poco o nulla è cambiato. Ce ne siamo accorti durante l’emergenza coronavirus che ha messo in ginocchio imprenditori e commercianti che hanno rischiato di diventare facile preda della criminalità organizzata. È indispensabile, ancora oggi, e lo ribadiamo con forza in un giorno simbolo della lotta alla mafia, aiutare le imprese sane a non finire inesorabilmente nella rete della criminalità che è già pronta a investire».

E’ il senso della denuncia che arriva dal presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, dopo avere raccolto i segnali di un malessere che continua a protrarsi da qualche mese a questa parte. «I soldi di cui dispongono le consorterie mafiose – continua Manenti – e non lo dico in maniera provocatoria ma è quello che può succedere e in alcuni casi, purtroppo, è già accaduto, rischiano di arrivare prima dello Stato e rendere, oltre che tardivo e inutile, addirittura dannoso un successivo intervento pubblico a sostegno di queste imprese nel frattempo diventate imprese mafiose o pesantemente infiltrate dalle organizzazioni mafiose. È, quindi, a nostro avviso indispensabile ed urgente intervenire con forza a sostenere le imprese a rischio anche attraverso adeguate immissioni di liquidità e alleggerimenti tributari e normativi tali da respingere le sirene criminali che ti offrono oggi il minimo per prendersi poi tutto. Se l’uccisione di Giovanni Falcone qualcosa ci ha insegnato, è che non bisogna perdere tempo prima che accada il peggio. Speriamo che si ragioni sempre più così nei prossimi mesi e nei prossimi anni. E che il sacrificio di uomini simbolo come il giudice Falcone, la moglie e gli agenti della sua scorta, a qualcosa sia servito».

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Pubblicato da:
Fabio Russello
Tag: capaci confcommercio sicilia falcone gianluca manenti mafia