«Trent’anni sono passati da quel tragico momento. Oggi onoriamo il ricordo di Falcone. E, però, per le imprese, nonostante decenni in cui ci siamo riempiti la bocca di parole, poco o nulla è cambiato. Ce ne siamo accorti durante l’emergenza coronavirus che ha messo in ginocchio imprenditori e commercianti che hanno rischiato di diventare facile preda della criminalità organizzata. È indispensabile, ancora oggi, e lo ribadiamo con forza in un giorno simbolo della lotta alla mafia, aiutare le imprese sane a non finire inesorabilmente nella rete della criminalità che è già pronta a investire».
E’ il senso della denuncia che arriva dal presidente regionale Confcommercio Sicilia, Gianluca Manenti, dopo avere raccolto i segnali di un malessere che continua a protrarsi da qualche mese a questa parte. «I soldi di cui dispongono le consorterie mafiose – continua Manenti – e non lo dico in maniera provocatoria ma è quello che può succedere e in alcuni casi, purtroppo, è già accaduto, rischiano di arrivare prima dello Stato e rendere, oltre che tardivo e inutile, addirittura dannoso un successivo intervento pubblico a sostegno di queste imprese nel frattempo diventate imprese mafiose o pesantemente infiltrate dalle organizzazioni mafiose. È, quindi, a nostro avviso indispensabile ed urgente intervenire con forza a sostenere le imprese a rischio anche attraverso adeguate immissioni di liquidità e alleggerimenti tributari e normativi tali da respingere le sirene criminali che ti offrono oggi il minimo per prendersi poi tutto. Se l’uccisione di Giovanni Falcone qualcosa ci ha insegnato, è che non bisogna perdere tempo prima che accada il peggio. Speriamo che si ragioni sempre più così nei prossimi mesi e nei prossimi anni. E che il sacrificio di uomini simbolo come il giudice Falcone, la moglie e gli agenti della sua scorta, a qualcosa sia servito».