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L’adorazione di Laura Bonafede (e della figlia) per Matteo Messina Denaro tra amori, regali e affari del clan

I particolari dell'inchiesta che ha portato all'arresto della maestra di Campobello e figlia del boss del paese, considerata l'amante dell'ex latitante

Di Alfredo Zermo |

Erano un amore sviscerato, un’adorazione, una vera e propria venerazione quella che Laura Bonafede, maestra di Campobello e figlia del boss del paese, e sua figlia Martina Gentile provavano per Matteo Messina Denaro. La prima è stata arrestata oggi per favoreggiamento e procurata inosservanza della pena aggravate. La seconda è indagata per gli stessi reati. Un legame che perpetua il rapporto stretto che la famiglia della donna ha sempre avuto con l’ex latitante e con suo padre don Ciccio Messina Denaro.

«Tale adorazione non ha alcuna possibile spiegazione razionale e trova un senso solo nella totale adesione allo spirito, gli ideali ed i comportamenti di uno dei più feroci mafiosi conosciuti in territorio italiano», scrive il gip che ne ha disposto l’arresto utilizzando le valutazioni degli inquirenti.

L’adorazione delle due donne non è venuta meno neppure in seguito alle vicissitudini giudiziarie subite dai Bonafede e dai loro parenti proprio per i rapporti con i Messina Denaro. Salvatore Gentile, marito di Laura Bonafede e padre di Martina, sconta l’ergastolo per aver eseguito gli ordini «di un criminale assassino». Nonostante questo «la Bonafede – prosegue il giudice – non ha esitato a organizzare la sua vita per fornire assistenza proprio a colui che è di fatto il responsabile (o uno dei responsabili) della sua sofferenza».

Le sorti della famiglia mafiosa

Alla fine Laura Bonafede era così vicina a Matteo Messina Denaro che si era era fortemente interessata alle sorti della famiglia mafiosa del paese e del suo capo Franco Luppino, che la donna in codice chiamava «Perlana», e condivideva col padrino, allora latitante, la preoccupazione che uno degli ultimi blitz antimafia che, a settembre, aveva decapitato la famiglia di Campobello e portato all’arresto di Luppino, potesse pregiudicate la latitanza del boss.

Questo interessamento per le famiglie mafiose emerge dai pizzini che la donna si scambiava con Messina Denaro e ritrovati dal Ros. Dalle lettere si comprende che la composizione della famiglia mafiosa di Campobello, l’affidabilità dei suoi affiliati e in generale la capacità di controllo del territorio, erano argomenti che stavano molto a cuore alla Bonafede. «Una volta mi dicesti: «ma se persone non ce ne sono più», scriveva riferendosi al fatto che gli arresti avevano decimato i clan e che non c’erano più gli uomini d’onore d’un tempo.

«Perlana ci serviva», diceva la donna al capomafia parlando di Luppino finito in manette. Dure le critiche rivolte a due mafiosi «Solimano» e «Pancione», entrambi nomi in codice. Ma Pancione ci sta pensando da solo» «mangia come un porco, nemmeno può camminare più», diceva, sostenendo che si sarebbe ucciso prima che qualcuno fosse riuscito ad eliminarlo.

Gli interessi economici

Da un brano di una lettera del 3 dicembre 2022, inoltre, si capisce che Laura Bonafede ed il latitante condividevano anche interessi economici. La donna informava Matteo Messina Denaro di prezzi e «obiettivi», da intendersi come margini di profitto.

«Da questi scarni riferimenti si coglie la condotta di sostentamento economico da parte della donna che si faceva carico per conto del latitante, della gestione di attività economiche, consentendogli così di non esporsi direttamente con il rischio di essere catturato» ritengono gli inquirenti. «Prezzo: 0,75 euro, praticamente la metà. Invece l’integro 1,50 euro. Se non ci fosse stato questo imprevisto sarebbe stato raggiunto un buon obiettivo ma va bene lo stesso», scriveva.

Il rumore dei nemici

E poi anche Laura Bonafede era diventata maniacalmente attenta ai «nemici», così chiama le forze dell’ordine, e a un certo punto decise e comunicò al capomafia latitante che era «meglio evitare di viaggiare con scritti, i nemici sono troppo assetati di risvolti e possono tentare di tutto, Semmai si può cercare un’altra soluzione».

«Oggi mi sono molto arrabbiato perché i nemici non mollano. – scriveva in un pizzino trovato dai carabinieri parlando di sé al maschile per cautela- Sono stato al mio supermercato preferito a fare un cambio di un articolo e siccome mi ero dimenticato la lista della spesa sono andato un’altra volta e subito dopo di me è entrato uno che mi girava intorno e quando ho chiamato al telefono Lupetta (la figlia Martina ndr) si è avvicinato per sentire. Mentre parlavo con Lupetta dissi che c’era uno che mi girava intorno e che sicuramente era uno sbirro». «Questo atteggiamento che continuano ad avere mi fa diventare troppo nervoso. – proseguiva – La prossima volta che succede, perché succederà ancora, dirò perché mi gironzola attorno e cosa vuole. Ogni tanto vanno alla carica».

Le spese per i regali

Le tracce dei rapporti tra Laura Bonafede e la figlia Martina e il boss Matteo Messina Denaro si trovano anche anche in una serie di pizzini nei quali il boss appuntava le spese fatte.

Nei mesi di giugno e agosto del 2022, il capomafia aveva annotato le spese sostenute, rispettivamente, per «LAU REGA» (a giugno) e «REGALO PULC» (ad agosto). I pm non hanno dubbi: si tratta di soldi destinati ad acquistare regali per Laura Bonafede, nata appunto a giugno del 1967, e per la nipotina, figlia di Martina, (soprannominata anche Pulce), nata ad agosto 2021.

Prova del legame tra il padrino e la Bonafede sono anche un biglietto scritto dalla donna per il 50esimo compleanno di Messina Denaro, in cui la maestra diceva di ritenersi «fortunata a far parte della tua vita».

Il diario

Documento utile per datare e descrivere il rapporto tra Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro inoltre, è un vero e proprio diario che il boss avrebbe poi voluto dare alla figlia naturale Lorenza Alagna. Il quaderno da usare come diario era stato regalato nel gennaio 2013 al boss proprio da Laura Bonafede e da Martina Gentile che il 20 gennaio 2013 scrivevano «per te e i tuoi pensieri da me e Tan. (il nome in codice dato a Martina ndr).

Messina Denaro, nel libricino appuntava: «Questo libricino mi è stato regalato (con dedica) da due miei affetti, che stimo, che hanno fatto parte della mia vita. Hanno scelto Vincent, per voi Vangogh, perché sanno che è il mio pittore preferito, l’unico a dire il vero. Le ringrazio entrambe».

Le lettere con Martina

Anche Martina come detto aveva con l’ex primula rossa «rapporti consolidati sia di persona che attraverso scambi epistolari». «Carissimo adorato – ha scritto la giovane in una lettera al boss – . Che immensa gioia poterti abbracciare, è stato bellissimo, mi sono sentita protetta, importante, felice non so spiegarti, ma poi è stato ancora più bello perché inaspettato. Non sapevo cosa fare, cosa dirti prima ti avrei voluto dire di darmi un passaggio e ti fermavi a mangiare a casa … utopia! Incredibile come ci hanno tolto tutto».

video da Youtube/La7

Nella lettera, trovata dai carabinieri, la ragazza faceva un esplicito riferimento al luogo in cui aveva incontrato il boss per caso, verosimilmente un tabacchi : «Quando hai tentato la fortuna pensando di diventare ricco, ti ho visto». Poi descriveva minuziosamente al capomafia tutto ciò che aveva notato («ho visto tutta la scena») durante l’ingresso e subito dopo il suo allontanamento dal negozio, fornendo informazioni utili a valutare possibili pericoli per il latitante.

E in una lettera inviata alla sorella, Messina Denaro scrive di Martina: “Ho cresciuto una figlia che non è mia figlia biologica, ma per me è mia figlia, e mi ha dato l’amore di una figlia”.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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