La “vara” di S.Giovanni sotto casa di Riina E’ bagarre per il presunto “inchino” mafioso

Di Redazione / 04 Giugno 2016

PALERMO – La processione che segue il carro – la “vara” – di San Giovanni Evangelista imbocca la via Scorsone, nel centro storico di Corleone, e si ferma davanti alla casa di Totò Riina. Al balcone si affaccia e sorride Ninetta Bagarella, moglie del padrino di Cosa nostra. Un nuovo «inchino» al capo più sanguinario della mafia? I carabinieri e la polizia indagano, la comunità religiosa si indigna, il vescovo di Monreale chiede chiarezza. Ma il sindaco Lea Savona getta acqua sul fuoco. E ribatte a Repubblica che ha dato notizia della sosta sospetta del corteo religioso: «Non c’è stato alcun “inchino”, è solo l’ennesimo tentativo di strumentalizzare il nome di Corleone».


 La polemica non si ferma non solo perché stavolta il simulacro avrebbe reso omaggio addirittura al capo dei capi. Ma perché l’episodio aggiungerebbe nuova legittimazione alla mafia dopo l’intervista televisione a Salvo Riina, figlio del boss, e perché è fresco il ricordo di altri due «inchini», uno a Paternò e l’altro a San Michele di Ganzeria, nel Catanese.


 Le forze dell’ordine hanno subito trasmesso un’informativa alla Direzione distrettuale antimafia, che però non ha ancora aperto alcun fascicolo. Anche perchè appare problematico perfino ipotizzare l’eventuale reato. Il fatto certo è che la sosta, non concordata, c’è stata. Il commissario di polizia e il maresciallo dei carabinieri hanno subito abbandonato la processione mentre l’arcivescovo di Monreale, Michele Pennisi, ha detto che su episodi del genere non intende transigere, perciò ha nominato una commissione d’inchiesta e ha sollecitato una relazione al parroco, don Domenico Mancuso. La risposta del prete è una verità di mezzo: non nega la sosta, che non era prevista, ma dice anche che è stata brevissima: i portatori sono stati «quasi costretti dalla necessità di non investire con la ‘varà la gente che era davanti ad essa». E comunque non c’è stata alcuna manifestazione di riverenza che al prete non risulta «essere stata concordata tra i portatori e i Bagarella». “Lì vicino – assicura – ci sono diversi ammalati e anziani devoti del Santo ed è consuetudine fermarsi dinanzi agli infermi».


 Nella confraternita che organizza la processione, tiene ancora a precisare il sindaco, c’è un lontano parente dei Bagarella ma è un incensurato. Non per questo l’ombra della mafia viene diradata. La strumentalizzazione delle processioni, fa notare don Nino Fasullo, tra i preti più impegnati sul fronte antimafia, è sempre presente. E proprio per evitare il rischio di «inchini» e riverenze (“volgarità religiose”) propone, provocatoriamente, di abolire le processioni quando «offendono Dio e la fede».


 Che si tratti di un rischio concreto ne sono convinti anche a Corleone, dove è stato deciso di cambiare il percorso della processione di San Giovanni, che non passerà più da via Scorsone, ed è stata annullata un’altra processione prevista per domani. Mancherà così l’occasione per lanciare messaggi compiacenti alla mafia che, come segnala il senatore Pd Beppe Lumia della Commissione antimafia, da qualche tempo trova il modo di «rialzare la testa». Di «fatto gravissimo» parla il senatore M5S Mario Michele Giarrusso, componente dell’Antimafia, il quale segnala la «complicità di chi non poteva non sapere della scelta di fermarsi sotto l’abitazione della moglie del boss». E Davide Mattiello Pd, ricorda infine come «nemmeno un mese fa, la Cassazione ha confermato il 41 bis per Riina, ribadendo che i Riina sono mafiosi».
 

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