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La strage sulla Ss121: subito un piano di autovelox per «la strada della morte»

Di Mario Barresi |

CATANIA – Per chiarire la matrice della strage sull’asfalto della Statale 121 si aspettano due tasselli di un mosaico che si va componendo ora dopo ora. Il primo è il risultato dei test effettuati già ieri mattina al “Cannizzaro” sul guidatore, per capire se abbia assunto alcol o droghe; il secondo è ricostruire la dinamica dell’incidente autonomo, sul quale la Procura di Catania ha aperto un’inchiesta. Eppure matrice appare chiara: la Seat “Leon” – come si deduce anche dalla lamiera tranciata a metà – viaggiava a velocità molto sostenuta.

Ma c’è subito da chiarire una fatale coincidenza: nello stesso identico punto della Catania-Paternò punto sei giorni fa c’è stato un altro grave incidente in cui è morto un 65enne la cui moglie, ferita, è in prognosi riservata al Policlinico di Catania. C’entrano qualcosa le condizioni della strada e la carenza di sicurezza in quel tratto? Dai primi riscontri – al netto dell’indagine dei magistrati – sembrerebbe di no. «Dai sopralluoghi effettuati sarebbe tutto in regola, la causa principale appare quella della velocità sostenuta», dice il viceministro alle Infrastrutture, il siciliano Giancarlo Cancelleri, dopo aver contattato ieri pomeriggio i vertici di Anas.

E la stessa chiave di lettura, dopo un’analoga interlocuzione con i tecnici che hanno svolto i primi sopralluoghi, viene fornita da Marco Falcone. «Tra l’altro – aggiunge l’assessore regionale ai Trasporti – in quel tratto della 121 sono montati i guardrail di nuova generazione, quelli più alti e respingenti, concepiti per attutire l’impatto e far rimbalzare, in condizioni normali, il mezzo sulla carreggiata. Se l’auto è stata ritrovata spaccata in due mi pare molto probabile che, a prescindere da un’eventuale inidoneità della strada che viene esclusa dai primi sopralluoghi, la principale causa sia da attribuire alla velocità».

Con una definizione abusata fino alla banalità del luogo comune, la Statale 121 viene definita “strada della morte”. E magari in questo caso è vero. Anche per questo il governo regionale ha pressato affinché i 97 milioni inizialmente previsti nel contratto di programma Anas-Mit diventassero 180. «Con questa somma – certifica Falcone – si può finanziare l’intero progetto di allargamento della carreggiata del tratto Paternò-Adrano, che diventerà a doppia corsia per ogni senso di marcia con uno spartitraffico centrale».

Ma bisognerà aspettare anni. E in ogni caso l’opera non c’entra con la pericolosità del primo tratto Catania-Paternò, che è già a due corsie per ogni carreggiata. E allora cosa si può fare – subito – per ridurre il tasso di pericolosità di una strada comunque “assolta” dai primi rilievi sull’idoneità? «Bisogna andare alla radice del problema e mettere in campo tutte le strategie possibili per evitare che l’alta velocità provochi altre vittime», dice l’assessore alle Infrastrutture.

Che sul punto ha già un’idea precisa: «L’unica strategia possibile è la repressione, con sanzioni pesantissime per chi non rispetta i limiti». Nei prossimi giorni (forse già mercoledì) il governo regionale «concorderà un vertice operativo con Anas e Polstrada». «Chiedereremo una maggiore presenza di uomini e mezzi, soprattutto nel fine settimane, ma bisogna pensare anche a una massiccia presenza di autovelox e dissuasori di velocità. Soltanto così – conclude Falcone – si può provare a combattere questa strage».

Twitter: @MarioBarresi

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