MAZARA DEL VALLO – «Bisogna chiedersi se esiste un torto così grande da essere pagabile con la vita di una bambina. E così, tra l’indifferenza prudente dei molti, chi ha fatto il male cammina tranquillo per la strada». Piera Maggio non ha mai smesso di affidarsi alle parole in questi lunghissimi sedici anni senza Denise. Le parole sono voci, segnali da diffondere con ogni mezzo in un mondo sempre più piccolo, simboli di una speranza che non ha mai perduto. Di tutta questa forza e di tutto questo coraggio è stata capace Piera Maggio, mamma senza una figlia, perduta improvvisamente una mattina di inizio settembre di un lontanissimo 2004.
E in questi giorni – dopo l’appello della ragazza russa, Olesya Rostova, che ha dichiarato in tv di essere stata rapita quando aveva l’età di Denise – Piera Maggio torna a sperare, con l’esperienza dei fallimenti del passato ma con la tenacia di sempre. Ha trascorso più di sedici anni a chiedersi cosa sia accaduto a sua figlia.
Denise aveva quattro anni. Giocava con il cuginetto per strada, come aveva fatto chissà quante volte. Ha svoltato l’angolo di via La Bruna, a pochi metri dalla casa della nonna alla quale era stata affidata e da quel momento è sparita. Nessuno ha saputo più nulla di lei. Inghiottita nel silenzio. «Siamo sulle tracce di Denise» avevano detto gli investigatori a ventiquattro ore dalla scomparsa, accendendo la speranza ma le ore si erano moltiplicate fino a perdersi nella disperazione della famiglia.
Nel baratro del tempo che trascorreva invano, l’assenza alimentava il dramma e la sofferenza. All’esterno succedeva di tutto: tante piste, decine di segnalazioni – a Bologna, Cremona, Verona – tanti appelli, indagini perse nel vuoto, mancati riscontri, richieste disattese, errori e faide familiari. La prima segnalazione arriva un mese dopo la scomparsa da una guardia giurata che segnala di aver visto una bambina molto somigliante a Denise davanti ad una banca di Milano; è con un gruppo di nomadi, le telecamere di videosorveglianza mostrano una bimba che chiede alla madre «Dove mi porti?». La somiglianza c’è ma i nomadi non si trovano.
Allora le indagini si spostano nell’ambito familiare. Si indaga nei rapporti della famiglia allargata. Il papà di Denise, Pietro Pulizzi, ex marito di Piera Maggio, è papà anche di Jessica (che è minorenne) e che viene accusata di aver rapito la sorellastra con la complicità della madre, Anna Corona, e dell’ex fidanzato tunisino Gaspare Ghaleb forse «per vendetta» o forse «per gelosia». Ci sono delle intercettazioni che sembrano andare in questa direzione e si arriva ad un processo. Jessica sarà assolta in primo grado a Marsala (nel 2013), poi in appello a Palermo (nel 2015) e infine la Cassazione confermerà (nel 2017).
Le indagini vanno avanti con anni di silenzi e piccoli sussulti – ma Piera Maggio non smette di parlare e di cercare – fino a quando tredici anni dopo, con l’utilizzo di nuove tecnologie, tracce del dna trovate nelle impronte digitali di Denise rilevate a suo tempo, fanno riaprire l’indagine. Ma ancora una volta senza risultati.
L’ultimo tassello è storia di questi giorni. Già domani probabilmente si avrà la risposta quando saranno resi noti gli esiti del raffronto degli esami del sangue di Denise e quelli di Olesya Rostova, la ragazza russa che ha dichiarato in tv di essere stata rapita quando era una bambina e che da allora cerca disperatamente la madre. Oleysia dice di essere stata ritrovata in un campo rom nel 2005 (l’anno dopo della scomparsa di Denise) e dice che quando la “falsa” madre è stata arrestata, lei è finita in un orfanotrofio. Lo racconta la trasmissione “Chi l’ha visto” che ricostruisce la vicenda della ragazza che oggi ha venti anni (gli stessi che avrebbe Denise).
Piera Maggio spera ma resta cauta, ne ha sentite e viste troppe in questi anni. Una certa somiglianza c’è, come rileva la comparazione delle fotografie di Piera Maggio e della ragazza così come quelle di Denise e di Olesya quando era bambina, e i criminologi trovano «compatibilità in parti dei due volti, nell’attaccatura dei capelli, nel naso di Piera con quella della ragazza». Certo, dicono «se si potessero analizzare i lobi delle orecchie…».
La tv russa segue l’audience e annuncia che domani in diretta svelerà l’esito della comparazione, durante la trasmissione «Lasciali parlare», in onda sull’emittente russa Primo canale. La mamma Piera non sta bene e non sarà presente, sarà collegato via Skipe l’avvocato della famiglia Giacomo Frazzitta. «Siamo speranzosi ma restiamo cauti – dichiara – perché abbiamo avuto tante delusioni, vogliamo fare l’esame del dna, vedremo».
Martedì sempre in tv ci sarà anche il primo confronto faccia a faccia tra l’avvocato Frazzitta e la giovane russa. «A Olesya farò alcune domande per ricostruire la sua infanzia. Insieme ai risultati scientifici che avremo, le risposte della giovane ci aiuteranno a capire se si tratta di Denise o meno».
«Al momento non abbiamo ancora avuto la possibilità di un contatto diretto con la giovane – spiega l’avvocato Frazzitta – e martedì sarà la prima volta che questo avverrà, in concomitanza con i risultati del gruppo sanguigno. A Olesya chiederò se ricorda i momenti antecedenti all’ingresso in orfanotrofio e, quindi, capire se le persone che l’hanno tenuta segregata fossero dei rom».
Determinante in questa vicenda, che ha riacceso i riflettori sul caso di Denise Pipitone, sarà comunque la compatibilità del gruppo sanguigno di Olesya Rostova con quella di Denise. «Soltanto dopo, in caso si accerti la compatibilità, si procederà con il Dna», dice ancora l’avvocato.
Somiglianze e coincidenze arricchiscono questa ulteriore speranza di trovare Denise. Alcune foto mostrano tratti somatici simili tra Olesya, Piera Maggio e Piero Pulizzi, padre naturale della bimba scomparsa il primo settembre del 2004 a Mazara del Vallo. Numerose anche le coincidenze, a partire dall’età (4 anni) quando le due bambine sono state rapite. «Abbiamo fatto uno studio sul nome Olesya – aggiunge l’avvocato Frazzitta – e nella letteratura ucraina-russa è la protagonista di un romanzo che narra la storia di una giovane nipote che vive con la nonna ed è perseguita dalla comunità rurale fino a quando scompare. È un fatto curioso ma è solo un elemento suggestivo».
«La speranza di trovare e riabbracciare Denise non è mai mancata – ha detto Piera Maggio in un audio messaggio trasmesso oggi, domenica 4 aprile, su Canale 5, in esclusiva a «Domenica live», condotto da Barbara d’Urso – In questi anni l’abbiamo sempre cercata, anche in tutte quelle segnalazioni, avvistamenti, che poi sono risultate nulle. Anche in questo caso andremo cauti, si proseguirà con la comparazione del gruppo sanguigno e se sarà il caso procederemo con il Dna».
«La storia di questa ragazza ci ha colpito perché è simile alla nostra Denise, per cui speriamo si possa giungere presto a una soluzione definitiva. Tutto ciò è molto stancante. Siamo e rimaniamo veramente cauti, ci speriamo tanto però allo stesso tempo non vogliamo illuderci. Ringraziamo tutti di cuore per la vicinanza e per questa forte voglia di positività per una risoluzione del caso», ha aggiunto la mamma di Denise.