Cronaca
La “rete” di Montante per spiare i nemici e per ostacolare l’inchiesta sulla mafia
Una «tentacolare rete di rapporti» con politici, uomini dei servizi segreti e delle forze di polizia per ottenere e scambiare informazioni riservate con lo scopo di ostacolare, e in qualche modo inquinare, l’inchiesta della Procura di Caltanissetta che quattro anni fa aveva iscritto Antonello Montante, all’epoca in forte ascesa in Viale dell’Astronomia, nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa per presunti legami d’affari con Vincenzo Arnone, boss di Serradifalco, figlio di Paolino Arnone, storico padrino della provincia di Caltanissetta morto suicida in carcere nel 1992.
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Sarebbe stato proprio Montante – ex responsabile per la legalità di Confindustria dopo la “svolta” antiracket ed ex numero uno degli industriali in Sicilia – ad avere creato la rete illegale per spiare l’inchiesta dei pm. E per questo, è finito agli arresti domiciliari con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.
Nell’ordinanza di 2.567 pagine, il gip Maria Carmela Giannazzo, che ha accolto l’impianto accusatorio della Dda tranne la richiesta della detenzione in carcere dell’imprenditore, traccia uno spaccato inquietante di un «sistema di potere» fatto di fitte relazioni ad altissimi livelli. Nell’inchiesta «Double Face» sono indagati, e agli arresti domiciliari, il colonnello dei carabinieri Giuseppe D’Agata, ex capocentro della Dia di Palermo tornato all’Arma dopo un periodo nei servizi segreti; Diego Di Simone, ex sostituto commissario della squadra mobile di Palermo; Marco De Angelis, sostituto commissario prima alla questura di Palermo poi alla prefettura di Milano; Ettore Orfanello, ex comandante del nucleo di polizia tributaria della Guardia di finanza a Palermo; il «re» dei supermercati Massimo Romano. Il sesto provvedimento cautelare riguarda Giuseppe Graceffa, vice sovrintendente della polizia, sospeso dal servizio per un anno. Con diversi ruoli, secondo l’accusa, gli indagati avrebbero fatto parte della rete «protettiva» di spionaggio a favore di Montante.
LA FOTOSTORY DI ANTONELLO MONTANTE
Altre 15 persone sono indagate per aver avuto in qualche modo un ruolo nella catena delle fughe di notizie; tra di loro l’ex presidente del Senato Renato Schifani (l’accusa è relativa a un periodo in cui non era alla guida di Palazzo Madama – ndr) che dice non avere mai avuto «alcun rapporto di amicizia o frequentazione con il signor Montante»; l’ex generale Arturo Esposito, ex direttore del servizio segreto civile (Aisi); Andrea Cavacece, capo reparto dell’Aisi; Andrea Grassi, ex dirigente della prima divisione del Servizio centrale operativo della polizia; Gianfranco Ardizzone, ex comandante provinciale della Guardia di finanza di Caltanissetta e poi capocentro della Dia nissena; Mario Sanfilippo, ex ufficiale della polizia tributaria di Caltanissetta. Indagati anche il docente di diritto tributario all’università di Palermo Angelo Cuva, l’ex numero uno della Cisl siciliana e attuale dirigente di Fondimpresa Maurizio Bernava, e il dirigente della Regione siciliana Alessandro Ferrara.
Secondo il procuratore di Caltanissetta, Amedeo Bertone, Montante avrebbe gestito un verminaio, fatto di corruzione, di amicizie con mafiosi e di dossieraggio in danno di una quarantina di magistrati, giornalisti, colleghi di Confindustria Sicilia e di potenziali nemici che avrebbero potuto danneggiare la propria ascesa ai vertici di Camera di Commercio e Confindustria.
L’indagine della squadra mobile di Caltanissetta ha avuto impulso nel gennaio 2016 quando, durante una perquisizione nella villa di Montante a Serradifalco, gli agenti hanno rinvenuto in una stanza segreta, nascosta da una libreria, un archivio con veri e propri dossier e, frugando nel suo pc hanno recuperato tra i file cancellati quello che elencava contatti, incontri, e compensi per i corrotti (soprattutto posti di lavoro, promesse di trasferimenti eccetera). Ad accusare Montante, oltre ad alcuni collaboratori di giustizia, ci sono anche due ex amici dello stesso imprenditore, Marco Venturi, ex assessore regionale, e Alfonso Cicero, ex presidente dell’Irsap, l’istituto per la gestione delle aree industriali.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA