La moglie di Dell’Utri: «Marcello in cella senza cure. Il Cav? Pensa al voto»

Di Redazione / 30 Gennaio 2018

ROMA – «Mio marito sta sempre male. A sei mesi dalla diagnosi di un tumore maligno alla prostata non ha ricevuto nessuna cura. Ha una cardiopatia e un diabete gravi e in carcere rischia l’infarto e l’ictus». Il 2 febbraio prossimo il tribunale di sorveglianza di Roma dovrà esprimersi definitivamente sulla richiesta di concedere a Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni (di cui 5 già scontati) per concorso in associazione mafiosa, il differimento della pena, cioè la detenzione domiciliare per potersi curare. E alla vigilia di quella decisione Miranda Ratti, la moglie dell’ex senatore di Forza Italia, – che ha 76 anni ed è detenuto nel carcere di Rebibbia – torna a denunciare in una conferenza stampa la mancata tutela del diritto di chi, affetto da gravi patologie come suo marito, si trova in carcere.

Ha al suo fianco gli avvocati Serena Filippi e Alessandro De Federicis, pronti a chiedere di comune accordo con il loro assistito che l’udienza del 2 sia pubblica, in modo che «tutti potranno verificare la situazione di Dell’Utri e della mancanza di cure». All’incontro con i giornalisti ci sono anche il Garante per i detenuti Mauro Palma e Rita Bernardini, all’ottavo giorno di sciopero della fame per sollecitare i decreti attuativi della riforma penitenziaria, per i quali è in gioco non solo un diritto individuale ma un principio «costituzionalmente garantito».

Sono i legali a spiegare come le soluzioni prospettate dal tribunale di sorveglianza di Roma, che negando la scarcerazione ha sostenuto che Dell’Utri possa essere curato restando in carcere, siano impraticabili per gli stessi medici di Rebibbia. Come l’idea di far uscire dal carcere l’ex senatore per il tempo necessario alla radioterapia e poi farlo rientrare in cella: «i medici di Rebibbia la considerano una soluzione assolutamente negativa. Sottoporre a questo stress una persona ipertesa, cardiopatica e diabetica significa rischiare molto», dice Filippi.

E sull’ultima ipotesi prospettata, ricorrere a uno dei Centri protetti negli ospedali gestiti dal Dap, è Palma a certificare che non è praticabile. «Li ho visitati e ho parlato con i responsabili, che mi hanno posto di fronte a fatti: un cardiopatico non può stare in una struttura chiusa. E la situazione di Dell’Utri richiede spazi e attrezzature», sottolinea, chiedendo ai tribunali di sorveglianza di adottare decisioni rispettose del diritto alla salute e che siano realmente eseguibili

Il caso di Dell’Utri «non è isolato», concordano tutti; ma l’avvocato De Federicis non esclude che il suo assistito possa aver avuto un trattamento particolare. «Il suo nome sia tenuto da parte, in questa vicenda bisogna vedere le carte», auspica esternando la speranza che ci sia «un magistrato coraggioso», perche «chiunque firmi la detenzione domiciliare per Dell’Utri si espone a critiche».

Spera, ma dice di non aspettarsi «nulla» dall’udienza del 2, Miranda Ratti. In questo periodo difficile racconta di avuto il sostegno degli amici, non invece la solidarietà dei politici. E a chi le chiede se in particolare il leader di Forza Italia le è stato vicino, risponde non nettezza: «Berlusconi è molto impegnato nella campagna elettorale, per cui gli auguro un percorso in crescita». 

Condividi
Pubblicato da:
Redazione
Tag: carcere giustizia marcello dell'utri miranda ratti