Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha incontrato l’assessore all’Istruzione della Regione
Siciliana Girolamo Turano e il direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale per la Sicilia Giuseppe Pierro per il caso di Laura Bonafede, la maestra vicina a Messina Denaro.
Si tratta della maestra immortalata dalle telecamere mentre incontrava Matteo Messina Denaro in un supermercato e indagata dalla Procura di Palermo
Durante l’incontro è stato comunicato che l’Usr già martedì ha convalidato il provvedimento di sospensione cautelare nei confronti della docente, che è stato esteso fino alla definizione del
procedimento penale.
Contestualmente è stato attivato un procedimento disciplinare volto ad accertare ogni ulteriore elemento per valutare la condotta della docente.
La dirigente dell’Istituto Vania Stallone, era stata netta: «Non voglio più l’insegnante Bonafede nel corpo docente della mia scuola».
La donna è figlia del boss defunto Leonardo e insegna nel plesso Catullo dal 2011, dopo essere entrata di ruolo nel 2005 a seguito di concorso pubblico. «Sino al giorno in cui l’autorità giudiziaria ha reso pubbliche la foto dell’incontro con Matteo Messina Denaro al supermercato e il contenuto delle lettere tra i due, la signora Bonafede era una docente che nulla aveva mai fatto trapelare sul luogo di lavoro – aveva spiegato la dirigente scolastica – Nessun comportamento sospetto. Ma quando abbiamo visto e saputo dei contatti con Messina Denaro siamo rimasti tutti a bocca aperta».
Dalle indagini degli inquirenti è emerso che tra Laura Bonafede e Matteo Messina Denaro c’era un rapporto epistolare «molto intenso». La scoperta dal ritrovamento al padrino di Castelvetrano di una lettera-diario scritta da una persona che si firmava con lo pseudonimo di «cugino» per proteggere la sua vera identità e diretta al boss. In principio i carabinieri non sanno chi sia «cugino», ma poi scoprono un pizzino scritto il 14 gennaio, due giorni prima dell’arresto, dal boss stesso.
Nel pizzino risponde a un precedente messaggio di «cugino». «Ci siamo visti da vicino ed anche parlati. – scriveva il capomafia all’interlocutore – mi avrai trovato invecchiato e stanco (…) a me ha fatto piacere vederti e parlarti, cercavo di tenere la situazione sotto controllo ma non ho visto niente di pericoloso, certo c’è da vedere cosa ha pensato l’affetta-formaggi, perché a te ti conosce e sa che tipo sei, a me mi conosce di vista come cliente ma non sa nulla, certo ora che mi ha visto parlare con te sarà incuriosito di sapere chi sono.
«Il termine “affetta formaggi” insospettisce i militari che si ricordano che nel covo di Campobello di Messina Denaro c’era uno scontrino della Coop del 14 gennaio. A quel punto acquisiscono le immagini interne del negozio e vedono Messina Denaro davanti al banco dei salumi parlare con Laura Bonafede. E’ la svolta: dietro al nome cugino c’è lei.