Il decreto legislativo 29 aprile 1998, n. 124, all’articolo 13 dice testualmente: “… qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale… l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero-professionale intramuraria, ponendo a carico dell’azienda sanitaria locale di appartenenza e dell’azienda sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo costo di quest’ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti. Nel caso l’assistito sia esente dalla partecipazione, le aziende corrispondono, in misura eguale, l’intero costo della prestazione… ”.
Nei casi di superamento dei tempi massimi, quindi, il paziente cosa deve fare? Ecco come risponde CittadinanzAttiva: «Il suggerimento è di inviare il modulo (si trova on line ed è scaricabile, ndr.) per chiedere l’individuazione della struttura pubblica o convenzionata in grado di erogare la prestazione di diagnostica o specialistica entro i tempi massimi stabiliti o autorizzare la prestazione in intramoenia senza oneri aggiuntivi oltre al ticket. Il medico, inoltre, può certificare che la prestazione è urgente. Il nuovo Piano nazionale di governo delle liste d’attesa prevede la possibilità per il medico – medico del servizio pubblico, medico di famiglia, pediatra, guardia medica – di applicare un codice di priorità alla prestazione richiesta. Sulla ricetta potrà quindi indicare il codice U (urgente) per cui la prestazione dovrà essere erogata entro 72 ore, B (breve) entro 10 giorni, D (differibile) entro 30 giorni le visite e 60 giorni gli esami diagnostici, P programmabile”.
Il cittadino comunque può conoscere i tempi di erogazione delle prestazioni perché ogni azienda possiede un piano aziendale attuativo disponibile presso i centri di prenotazione, i siti web aziendali e gli Urp.
Diverso è il caso, come spiega CittadinanzAttiva, in cui il paziente voglia effettuare la prestazione solo in una struttura – perché magari si fida del medico o ritiene quel reparto un’eccellenza – che però non rispetta i tempi massimi previsti. Se altre strutture sono in grado di erogare quella stessa prestazione nel rispetto dei tempi massimi, non ci sono alternative: il paziente deve attendere il suo turno. O parlarne con il medico per valutare se le attese sono compatibili con le sue necessità.
Ricordiamo tuttavia che esistono percorsi di accesso preferenziali per alcune aree cliniche di particolare impatto per la salute dei cittadini: l’area cardiovascolare e quella oncologica.
CittadinanzAttiva suggerisce di inviare il modulo (on line e scaricabile) per chiedere l’individuazione della struttura pubblica o convenzionata in grado di erogare la prestazione entro i tempi massimi stabiliti o autorizzare la prestazione in intramoenia senza oneri aggiuntivi oltre al ticket.