MESSINA – Nell’ambito di una inchiesta denominata “Tekno”, uomini della Direzione investigativa antimafia di Messina e del Centro operativo Dia di Catania hanno eseguito misure cautelari che prevedono la sospensione dalla professione, nei confronti di sei tra dirigenti e dipendenti del Consorzio per le autostrade siciliane (Cas).
I reati ipotizzati dal Gip, che ha emesso l’ordinanza su richiesta della Procura, sono, a vario titolo, peculato e falsità ideologica. Le indagini, durate circa due anni, hanno fatto luce sulla gestione amministrativa del Cas. nell’inchiesta ci sono una cinquantina di indagati.
I dipendenti del Cas sospesi sono: Antonio Lanteri, di 64 anni, Stefano Magnisi, di 64, Angelo Puccia, di 57, Gaspare Sceusa, di 62 anni, Alfonso Schepisi, di 65, e Anna Sidoti, di 45. La Dia ha eseguito un sequestro beni per un milione di euro complessivo di beni nei loro confronti e di altri sei indagati: Carmelo Cigno, di 69 anni, Letterio Frisone, di 64 anni, Carmelo Indaimo, di 71, Antonino Spitaleri, di 68, Antonino Liddino, di 69, Corrado Magro, di 70. Avrebbero incassato degli incentivi non dovuti da un minimo di 30 mila a circa 160 mila ciascuno. Indagati altri 45 funzionari del Consorzio.
C’è anche un sindaco di un Comune della fascia tirrenica del Messinese tra i 6 dipendenti del Consorzio per le autostrade siciliane destinatari del provvedimento di sospensione dall’incarico svolto all’interno del Cas. Il provvedimento riguarda la professione e non il suo ruolo di amministratore pubblico, estraneo all’inchiesta.
Al centro delle indagini della Dia di Catania, coordinate dal procuratore aggiunto di Messina, Sebastiano Ardita, ci sarebbe la percentuale di circa il 2% che spetta per legge a chi segue appalti pubblici, pagata alla fine dei lavori. Secondo l’accusa molti progetti per cui sarebbero stati incassati i soldi non sarebbero stati conclusi o, addirittura, neppure esistiti.
Il danno per il consorzio in due anni è stato stimato in oltre un milione di euro, e la Dia, in esecuzione del provvedimento del Gip, sta eseguendo, oltre a perquisizioni domiciliari e negli uffici, anche un sequestro beni equivalente per lo stesso importo. I dipendenti coinvolti nell’inchiesta sono complessivamente 57, indagati dalla Procura di Messina, per 12 di loro è stato emesso il provvedimento di sospensione.
Nell’inchiesta ‘Tekno’ sono contestati la concessione e il pagamento ai 57 dipendenti del Cas, con quote diverse, di incentivi ottenuti per del lavoro che, secondo l’accusa, sarebbe stato svolto nell’orario d’ufficio e per compiti previsti dalla mansione svolta per conto del Consorzio per le autostrade siciliane.
A spiegarlo è uno dei dipendenti del consorzio sentito dalla Dia di Catania e dalla Procura di Messina. «La mia attività – afferma nella dichiarazione agli atti dell’inchiesta – consisteva nel compilare tabelle, un’attività che avevo reso per dovere d’ufficio, comunque non riconosciuti da incentivi progettuali, in relazione ai rapporti del C.a.s. con altri Enti e per tratte autostradali diverse». Il lavoro, precisa il dipendente, «è stato da me espletato in ufficio, trasmesso a un geometra e discusso col Rup, e comunque normalmente nelle ore ordinarie d’ufficio: è capitato anche fuori dal normale orario di lavoro».
La dichiarazione, secondo l’accusa, «evidenzia come le attività svolte e ricondotte nell’alveo degli incentivi progettuali rientravano nell’ordinaria attività del dipendente, svolta principalmente nelle ore d’ufficio».
Il presidente del Cas Rosario Faraci in una nota si dice «profondamente rammaricato per gli sviluppi della vicenda giudiziaria su fatti risalenti al 2012 e 2013 e manifesta, anche a nome della amministrazione e della direzione Generale, la totale fiducia nell’operato della Magistratura». Il Cas procederà – aggiunge – secondo legge, ad adottare ogni conseguente provvedimento nei confronti dei dipendenti in servizio destinatari delle misure interdittive disposte dal magistrato.