Cronaca
La folle movida di Catania tra inciviltà, assembramenti e sfida al coprifuoco
Via Gemmellaro sabato sera? Come alla festa di Sant’Agata. Alla faccia del distanziamento anti contagio e del rispetto del lavoro di forze dell’ordine e volontari di protezione civile presenti (pochi, troppo pochi quelli messi in campo) che hanno anche cercato (invano) di contingentare almeno gli ingressi. Le scene sono quelle viste da sempre: tavolini ovunque, anche ben fuori dal suolo pubblico assegnato, gente ammassata dappertutto, che se per caso qualcuno si fosse sentito male, perfino tra gli stessi avventori, un mezzo di soccorso non sarebbe riuscito a passare. Oppure, in caso di “fuga di massa”, la situazione non avrebbe potuto che degenerare. A “salvare” la situazione in questo caso specifico è stato, incredibile a dirsi, lo scoccare del coprifuoco, seppur non rispettato esattamente alle 23, ma che ha funzionato da deterrente verso i locali per iniziare a chiudere, alla gente per cominciare a defluire, lentamente, e tornarsene a casa.
Nessun tipo di controllo, almeno sabato sera, al Castello Ursino. «Non c’è da stupirsi – ci dice un residente – qui è sempre così. In settimana qualche posto di blocco c’è, magari il sabato allentano un pochino». E la scena che si è ripetuta è stata quella di macchine parcheggiate anche nei posti più impensabili, traffico congestionato e i soliti motorini a sfrecciare sulla piazza (almeno quella dovrebbe essere pedonale..), incluso un quad guidato da un bambino. «I motorini sul piazzale? Ma ci sono sempre stati e ci saranno sempre, specie quando non ci sono i controlli».
Controlli che, in quella che dovrebbe essere la zona a traffico limitato che inizia da piazza Scammacca e via Pulvirenti, si sono visti solo verso le 23, ma perché sollecitati dai residenti (e risultati neanche tanto efficaci). Fino alle 23 con i locali aperti si è “tollerata” la situazione, nonostante la violazione ormai sistematica della Ztl, mai fatta veramente rispettare dall’amministrazione comunale, ma ancora alle 23.45 e fin dopo la mezzanotte è parso chiaro che sono i ragazzi a non avere ancora compreso il significato della parola “coprifuoco”, imposto dalle autorità per contenere l’epidemia di Covid che tra l’altro vede Catania prima nella “classifica” dei contagi giornalieri.
Superato l’ennesimo fine settimana di “delirio”, un obbiettivo è stato centrato: la “protesta delle lenzuola” dei residenti del centro, che in città si finge di non vedere, in realtà sta dilagando con nuove adesioni anche in altre vie del centro storico. E perfino fuori dall’isola: sulla scia di quanto sta accadendo nella città etnea, infatti, s’inizieranno a Cagliari. E fervono i contatti delle associazioni di tutta Italia per creare una “rete nazionale”. «Ma – avvisano dal centro cittadino – noi siamo solo all’inizio».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA