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La candidata Dc alle Regionali del 2022 sostenuta dai boss: chi è Angela Reale

Moglie di un condannato per mafia ha preso poco più di 200 voti. Cuffaro: «Io non so chi sia»

Di Laura Distefano |

La mafia tenta di esserci nella stanza dei bottoni. E del potere politico. C’è quando ci riesce. E molte altre, fortunatamente, no. Anche nell’ultimo blitz antimafia c’è l’ombra di un accordo politico-mafioso nelle Regionali 2022. Il pacchetto di voti, questa volta, sarebbe servito a sostenere Angela Reale, che si è schierata nella lista della Democrazia Cristiana e ha racimolato (con tutti i presunti aiutini del clan Cappello) appena 237 consensi. Un magro bottino.

Chi è Angela Reale

Reale, considerando le ambizioni politiche, è stranamente introvabile sul web. La donna, di Motta Sant’Anastasia, è sposata con Fernando Di Mauro, condannato in via definitiva per mafia (sentenza diventata irrevocabile nel 2002): era, alla fine degli anni Novanta. un uomo del clan Cappello nel territorio siracusano. Di questo matrimonio però i democristiani etnei pare non sappiano nulla. «Io a questa signora non la conosco e non l’ho mai incontrata», dice Totò Cuffaro contattato al telefono, che specifica: «La lista catanese non l’ho curata io, ma i referenti provinciali». Il segretario provinciale Piero Lipera spiega che «la candidatura di Reale» è stata portata all’epoca «da Carlo Maccarone» che oggi non è più nella Dc, ma con i lombardiani (la moglie è la consigliera Simona Latino, che a gennaio è migrata al gruppo consiliare dell’Mpa). Lipera è sereno: «La candidata ha presentato carichi pendenti e casellario giudiziario come prevede la normativa vigente, la lista era quindi pienamente in regola». L’unico dubbio è sull’autocertificazione antimafia dove non sarebbe stata indicata la condanna per mafia del marito. Ma il condizionale è d’obbligo.

Il marito con la condanna per mafia

Reale appare defilata. È il marito che, forse sfruttando le sue conoscenze passate, avrebbe preso contatti con Riccardo Pedicone, considerato il referente dei Cappello a Giardini Naxos (dove ha deciso di trasferirsi in pianta stabile per poter tenere d’occhio gli affari illeciti personalmente) e braccio destro del boss ergastolano Mario Pace. Il cappelloto, nel 2020, è rimasto ferito durante lo scontro a fuoco con i cursoti milanesi. E per questo è stato condannato in Appello qualche mese fa.Per la procura etnea, che ha analizzato dialoghi e intercettazioni, però non ci sono le basi per dimostrare il patto tra la candidata e la cosca catanese. «Si tratta di un profilo – scrive la gip Simona Ragazzi – che , pur non avendo raggiunto, ad avviso del pm, la soglia di robustezza per configurare» l’ipotesi di voto di scambio politico-mafioso «integra e colora fortemente la contestazione associativa».Gli investigatori hanno monitorato moglie e marito. E quello che è apparso molto chiaro è che sarebbe stato Di Mauro a gestire la «campagna elettorale» mentre Reale sarebbe apparsa «addirittura timorosa di assumere l’impegno elettorale». Il coniuge, nei contatti con Pedicone, avrebbe palesato la determinazione a investire nella politica «solo per tornaconto personale, soprattutto economico, e non già per interesse della comunità». Inquietante il dialogo in cui, con tono sprezzante, afferma «che la politica, in Sicilia, si svolge» per fini personali e non per la collettività.Pedicone a un certo punto dice chiaramente di essere in prima linea per sostenere la candidatura di Reale. E lo fa parlando con la moglie di Orazio Pardo, all’epoca detenuto e tornato in libertà da qualche anno, che è un pezzo di rango del clan Cappello. In piena estate, Pedicone sarebbe andato anche a Castiglione di Sicilia dove avrebbe consegnato «delle locandine elettorali» per dei candidati che «sto portando da Catania per le Regionali».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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