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La A19 Palermo Catania è un incubo: un cantiere ogni 7 km e la Regione dice basta

Nei 211 chilometri che separano le due principali città dell'isola ci sono una trentina di cantieri. Il presiedente Schifani ha chiesto all'Anas una maggiore razionalizzazione dei lavori per evitare altri disagi lunghi anni agli automobilisti  

Di Giuseppe Bianca |

L’incubo della Palermo-Catania “era già tutto previsto”, ma, a dire il vero, Riccardo Cocciante c’entra poco o niente. Le storie di territorio, il peregrinare tra i collegamenti a cui non si pone fine, gli sketch di cabaret di facile uso sui palchi “vip” a cielo aperto, come il celebre uno-due di Ficarra e Picone a Taormina di giugno scorso, in tackle durissimo con l’ex presidente della Regione, Nello Musumeci, persino la rassegnazione, contaminata da strategie a effetto, costituiscono il mix, per certi aspetti incendiario, per altri in cerca d’autore, dell’eterogenesi dei fini che grava sul tratto autostradale tra i più trafficato dell’Isola: «Sulla Palermo-Catania, nessuno ha messo un soldo per 50 anni, dovreste essere contenti dei lavori che si stanno programmando».

In questo caso il bicchiere osservato da uno dei tecnici dell’assessorato guidato da Alessandro Aricò, non è mezzo pieno, ma ricolmo fino all’orlo, però il tema degli investimenti non è secondario all’interno del ragionamento da sviluppare. Disagi, ma anche esiti finali, la filosofia in via di correzione che si prova a far passare per buona.

Quel che è peggio, sotto il profilo dello stress che non diminuirà nel tempo, o quel che sarà alla fine meglio, a opere completate, per le strade rifatte dei siciliani è che molto dipende dal contenitore emotivo che ospita le reazioni. L’irta via delle difficoltà è zeppa non solo di lavori in corso, ma anche di interventi di prossimo avvio, di progetti di riappalto e di opere in progettazione.

Al di là del “calvario” Palermo-Catania, per esempio, sono stati aggiudicati lavori per 164 milioni che riguardano la statale 115 Occidentale sicula, una variante nel tratto dello svincolo tra Vittoria ovest e Comiso e 220 milioni per la Licodia Eubea Libertinia. Progetti in riappalto per 24 milioni sulla 626 Licata-Braemi e per 25 milioni sulla Palermo-Agrigento nel tratto di collegamento per Castronovo di Sicilia. È invece di otto miliardi di euro il totale delle opere di progettazione per rispettivi 28 cantieri a venire.

La cifra più consistente è il miliardo e seicento milioni della Gela-Agrigento-Castelvetrano. Il focus delle difficoltà da “eterno presente autostradale ingolfato”, riguarda, non c’è dubbio, la Palermo-Catania. 

La pianificazione che il governo Schifani intende adottare nell’interlocuzione con Anas va più o meno nella seguente direzione: anziché strozzare la Sicilia con 30 cantieri, concentrarne 20 e limitarsi a portare avanti il lavoro nell’ottimizzazione dei tempi. Unitamente a ciò il governatore siciliano intende monitorare con ritmo costante, stalli e tempi morti, oltre a fare da pungolo ai vertici dell’azienda, senza abbassare la guardia su facili rassicurazioni.

I cantieri si dovranno alternare, a lungo, uno dopo l’altro. Non c’è soluzione diversa e nessuno, realisticamente chiamato a interloquire con Anas, potrebbe agire a colpi di bacchetta magica. Tanto vale, però è il ragionamento adottato anche dall’assessorato regionale ai Lavori pubblici, intraprendere il percorso di una fase mirata di comunicazione istituzionale.

Anas ha quindi risposto, mostrandosi sensibile sull’argomento e soprattutto predisponendo un’attività di informazione “on line” con tanto di sito che metta in dettaglio quando apre un cantiere e quando avrà completato il suo lavoro, in che termini risulterà agibile un tratto di strada e come si potrà ovviare, ove ce ne siano, in termini di percorsi alternativi. Inoltre, anche in termini di cartellonistica più puntuale andrà meglio, il che non darà velocizzazione e conforto all’automobilista perennemente in versione gimcana, ma servirà al viaggiatore “smart” che usa la modalità integrata della comunicazione e può ottimizzare il valore digitale del supporto di informazione.

Inoltre, mettere in sicurezza un viadotto o garantire un intervento di potenziamento in modalità antisismica, è la tesi degli uffici, potrà garantire sull’utente, non un minore stress finale, ma certamente la ponderazione di alcuni mali necessari da attraversare. Abbassare i toni, smorzare la polemica, saranno in fondo anche palliativi ma contano di essere elementi più utili di un navigatore automobilistico solitario in versione “perdete ogni speranza voi che entrate”.

Insomma, niente è cambiato in termine di impatto comunicativo, dagli anni in cui furoreggiava come slogan di una società autostradale il classico “stiamo lavorando per voi”, fuorché il fatto che i fortunati destinatari della massiccia quantità di investimenti economici e strutturali sono i siciliani alla guida. E poi, come ciliegina sulla torta, c'è il problema del consorzio autostradale siciliano, per alcuni un carrozzone, per altri una indispensabile macchina di raccordo e di gestione che, come ente, ha in pancia 600 milioni di euro da investire. A tanto infatti ammontano le risorse Fsc (Fondo di sviluppo e coesione) senza contare la liquidità dei pedaggi incassati. Ad aprile scade il contratto del direttore generale del consorzio Salvatore Minaldi che non potrà essere confermato e si è dimesso invece il direttore amministrativo. La struttura, in pratica, è da riqualificare. Possibilmente al meglio. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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