«Io sono affiliato della famiglia Assinnata, non Alleruzzo»: chi è l’ultimo pentito che svela chi comanda a Paternò

Di Laura Distefano / 03 Giugno 2024

«Io sono affiliato della famiglia Assinnata, non Alleruzzo». Erminio Laudani, l’ultimo pentito di Paternò, raccomanda il pm Angelo Brugaletta di essere preciso. Perché un cognome fa la differenza nella mafia. Qualche mese fa, dopo la sentenza definitiva del processo Assalto l’ex suocero di Mimmo Assinnata junior fa un passo che nessuno si aspetta all’ombra del Castello Normanno. Chiede di entrare nel programma di protezione dei collaboratori di giustizia. Invia un memoriale alla Direzione Distrettuale Antimafia dove vuota il sacco da segreti vecchi e nuovi e chiede di poter parlare con un magistrato. Ad ascoltarlo è stato Angelo Brugaletta. Prima il 14 settembre 2023 quando dà le indicazioni del covo di un micidiale arsenale. Non è preciso fin dall’inizio. Le armi furono nascoste «nel periodo in cui ero attivo tra il 2013 e 2014» da un certo “Nino U Vaccaru”. Però la bussola dei ricordi non era ben orientata: il pentito disse “Ponte Barca il località Pietralogna” invece di “contrada Coscia del Ponte”. Ma i carabinieri della compagnia di Paternò analizzando meticolosamente l’input investigativo lo scorso febbraio hanno ritrovato, con l’ausilio di una moto pala, seppelliti in un terreno 4 fucili mitragliatrici, 4 pistole semiautomatiche e 15 caricotori custoditi in dei barili neri. Finì in manette l’allevatore Antonino Cancelliere che ha provato a difendersi davanti al Tribunale del Riesame, che però ha convalidato la misura custodiale.

Con la scoperta dell’arsenale da guerra è diventata nota in città la notizia del “pentimento” di Erminio Laudani. Elemento, almeno fino al 2018, di un certo rango mafioso. E cose ne sa. Certo parla in un dialetto strettissimo, tanto è che i verbali sono piene di parentesi con le relative traduzioni.

«Sono cresciuto con la mentalità che c’era questa famiglia Alleruzzo», afferma quando gli mostrano la foto di Santo.

Noi e loro

Non ha commesso subito reati. Almeno così racconta: «Io nel 2001 ho cominciato a fare parte di questa famiglia, però come affiliato, andavo ancora a lavorare al Nord, nel 2010 già cominciavo a fare qualcosa, ma nel 2012 e 13 già ero operativo». Lo stesso periodo in cui fu seppellito l’arsenale. E fin da subito c’era stato un certo chiarimento nella malavita: «C’era sempre il fatto che noi eravamo Assinnata e loro Alleruzzo». Noi e loro, anche se entrambi sono alleati dei Santapaola-Ercolano. Anche se Laudani acquistava la droga a Catania dai cursoti-milanesi a San Berillo Nuovo. Precisamente dai nipoti di Sarettu ‘u furasteri. Per l’anagrafe il defunto Rosario Pitarà.

Il traffico di stupefacenti

Per un periodo ha condiviso la detenzione con Francesco Alleruzzo, da cui ha appreso notizie riguardanti la droga. A proposito di traffico di stupefacenti Laudani comincia a fare nomi: Giuseppe Mobilia, detto il piccolo, Marco Di Leo (che con il fratello gemello Lorenzo è stato arrestato nel blitz Sotto scacco ). Ma anche Enzo Stimoli «che è il figlio di Barbaro, aveva la sua piazza di spaccio di cocaina a Scala Vecchia dove c’è il panificio e poi facevano il domicilio con il telefonino». Avrebbero avuto il permesso di spacciare «da Franco Amantea (uomo d’onore) nel 2015 quando era fuori» con l’impegno di dare un pensierino al clan quando avessero vissuto tempi migliori. E quando arrivarono i tempi migliori Laudani andò a bussare alla porta di Barbaro Stimoli, che in qualche modo si risentì. «Informati meglio» gli disse, visto che ogni mese versava 1.000 euro a Massimo Amantea, che però non informò Laudani.

I nomi

Ma chi sta al comando? Dal 2018 al 2021, per Laudani è stato Pietro Puglisi, detto “muschitta” o “piedi di gallina” il referente. «Era un uomo fidato di Mario Leanza, camminavano assieme dalla mattina alla sera nel 1994 e 1995». Il pentito, che non nasconde una certa rabbia nei confronti del boss, a un certo punto avrebbe voluto riposarsi: «Prima del 2018 quando è uscito gli ho dato il libro mastro gliel’ho dato a lui e da la in poi fino al suo arresto c’è stato sempre lui. C’era lui per la famiglia Assinnata, faceva tutto quello che voleva, a chi faceva stare bene e a chi faceva stare male». E dopo? «È uscito Rosario Indelicato, dopo un anno mi pare». Poi nel 2022 esce Salvatore Assinnata, che però è stato arrestato lo scorso dicembre nel blitz Leonidi.

Quando vede la foto di Domenico Assinata Senior, Laudani diventa serio. «Negli anni 90 era lui il capofamiglia. Dal 2002 il figlio Salvatore». E da quel giorno ci sarebbe stato addirittura l’ordine di non disturbare il vecchio boss. Poi una precisazione: «A Paternò comanda Salvatore Assinnata non Franco Amantea».

Pubblicato da:
Alfredo Zermo