Dieci anni. O quasi. Tanto è servito per arrivare al giro di boa con le richieste di pena del processo ordinario scaturito dal blitz Nuova Ionia. Un’inchiesta, quella della Dia, che fece tremare molti palazzi (anche istituzionali) della fascia jonica.
Le indagini infatti scoperchiarono connivenze tra boss e colletti bianchi nella gestione dei rifiuti nei 14 comuni dell’area ionico etnea, l’ex Ato Ct1 per essere più specifici. In mezzo alcuni esponenti del clan Cintorino che opera nella zona di Calatabiano, storico alleato dei Cappello di Catania. Roberto Russo, ex responsabile del personale della ditta dei rifiuti al centro dell’inchiesta, fu indicato come una delle figure di spicco della consorteria mafiosa.
La Dia fece confluire nel fascicolo della Dda una quantità esponenziale di intercettazioni dove emersero una serie di falsificazioni nei dati di carico e scarico della munnizza. Nei faldoni fu descritto un sistema criminale che avrebbe portato soldi sporchi nelle casse del clan. Il sodalizio mafioso sarebbe riuscita a “inserire” alcuni uomini di fiducia nell’impresa che si occupò del servizio di raccolta di igiene ambientale. E questo gli avrebbe permesso di poter avere una sorta di controllo nel settore, che ormai da tempo è uno dei di quelli più a rischio infiltrazioni.
Il pm Alessandro la Rosa ha chiesto al Tribunale di condannare Roberto Russo a 22 anni (assoluzione per due capi d’imputazione), Salvatore Tancona a 28 anni, Carmelo Spinella a 18 anni, Giuseppe Sciacca a 12 anni. Le accuse a vario titolo sono associazione mafiosa e droga. Il sostituto procuratore ha avanzato invece richiesta di assoluzione nei confronti di Antonio La Spina e Michele Varrica.
La requisitoria del magistrato è stata molto articolata: ha passato in rassegna i passi salienti dell’inchiesta che però contempla un periodo di contestazione lontano nel tempo. Questo ha determinato degli effetti precisi nella discussione. E anche nelle richieste di pena.
La Rosa ha infatti avanzato istanza al Tribunale per sentenza di non luogo a procedere per estinzione del reato in quanto prescritto nei confronti di Alfio Agrifoglio, Alfio Equino, Vincenzo Cantarella, Francesco Caruso, Sebastiano Cusconà, Maria Di Bartolo, Giovanni Di Martino, Gaetano La Spina, Roberto Palumbo, Andrea Russo, Andrea Spinella, Antonino La Spina, Roberto Russo e Giuseppe Sciacca.
Il processo, ora, passerà allo step successivo con le arringhe dei difensori. Poi ci sarà – finalmente – la sentenza.
Il troncone ordinario è solo un pezzo dell’imponente inchiesta, molti degli imputati (tra cui anche alcuni amministratori che non furono raggiunti da alcuna misura cautelare nel 2013) scelsero di essere giudicati con il rito abbreviato. E per molti colletti bianchi ci furono assoluzioni.
Ma già nella prima fase del procedimento, quando si arrivò al Riesame molte posizioni furono ridimensionate e poi archiviate.
Ora vedremo come finirà questo ultimo capitolo giudiziario.