PALERMO – Quando a ottobre ha avuto la piena consapevolezza che gli uffici dell’anagrafe, a Palermo, stavano respingendo le istanze di residenza dei migranti per l’entrata in vigore del decreto sicurezza, Leoluca Orlando ha preso in mano il dossier, consultando costituzionalisti ed esperti. E così, dopo una serie di approfondimenti, ha deciso di passare all’offensiva, disponendo, con una nota firmata il 21 dicembre e trasmessa al dirigente dell’anagrafe, la sospensione del decreto. E intende andare avanti, nonostante la reazione del vice premier Matteo Salvini.
«Non arretro, io ho assunto una posizione che non è né di protesta, né di disubbidienza, né di obiezione di coscienza», dice il sindaco di Palermo. E all’invito di Salvini a dimettersi, risponde: «Non ha capito niente, viviamo in mondi diversi. Io sto agendo proprio in base alle mie funzioni istituzionali di sindaco». Perché, argomenta, «c’è una parte di competenza comunale e il decreto agisce in modo disumano e criminogeno perché stiamo parlando di quella parte del provvedimento che rende concretamente illegittimi coloro che sono legittimi».
Tant’è che, insiste, «tra 4-5 mesi, 80 minorenni sui 250 ospiti a Palermo, che studiano, lavorano e vivono ben integrati in comunità, compiranno 18 anni e dunque saranno illegali». «Tutto questo – sostiene il sindaco – è in palese violazione dei diritti costituzionali, dimostra che il decreto è disumano e criminogeno». E siccome «è dovere di un sindaco non scaricare sui dipendenti comunali la responsabilità, per questo ho disposto per iscritto di sospendere l’attuazione di questo decreto, perché siamo in presenza di una violazione di diritti umani che non sono poi risarcibili». E ancora: «Io ero docente di diritto costituzionale all’Università, so di cosa parlo e so a cosa vado incontro».
L’obiettivo è la Consulta. «Occorre sollevare la questione incidentalmente in un giudizio», spiega. “Io, come sindaco – aggiunge – andrò davanti al giudice civile e dirò che faccio un’azione di accertamento» per verificare «se questa legge del Parlamento sia conforme o non conforme». E «se il giudice ritiene che sia non manifestamente infondata e sia rilevante ai fini della decisione rimetterà gli atti alla Corte Costituzionale». «Laddove ci siano dubbi – prosegue – il sindaco, firmando e assumendosi la responsabilità, decide di sospendere in attesa di avere una valutazione definitiva da parte della Corte Costituzionale».
A riprova che non intende arretrare rilancia intervenendo anche sulla situazione dei 32 migranti che da tredici giorni sono a bordo della nave Sea Watch 3: «Il porto di Palermo è assolutamente aperto per loro e vorrei che il ministro Toninelli facesse quello che ho fatto io e ordinasse di non seguire le indicazioni del suo collega, il ministro dell’Interno. Questo contrasto devono risolverlo loro, non devono scaricarlo sui cittadini e sui migranti».