Inchiesta Sammartino, Valeria Sudano apre la battaglia sulle cimici: abusi nelle intercettazioni ambientali?

Di Mario Barresi / 03 Ottobre 2024

Non è più soltanto una vicenda che scuote i piani alti della Regione. L’inchiesta sull’ex vicepresidente Luca Sammartino diventa un caso politico nazionale. A Roma martedì – proprio lo stesso giorno in cui a Catania il deputato regionale della Lega è stato rinviato a giudizio per corruzione nel processo Pandora – la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari del Senato ha incardinato un delicato punto all’ordine del giorno. Ovvero: «Documentazione fatta pervenire dall’onorevole Valeria Sudano, senatrice all’epoca dei fatti, in relazione ad un procedimento penale pendente contro terzi dinanzi la Procura Distrettuale della Repubblica presso il Tribunale di Catania».

Gli atti secretati

Di cosa si tratta? Gli atti, trasmessi anche alla Camera (ramo del parlamento a cui la deputata leghista oggi appartiene), sono secretati. E dalla diretta interessata arriva un secco: «Non ho nulla da dire». Ma La Sicilia apprende da qualificati fonti romane che il contenuto del dossier è esplosivo. La tesi di fondo è che ci sarebbero degli abusi nelle intercettazioni ambientali a supporto dell’indagine su Sammartino (compagno di Sudano nella vita, oltre che nella politica), poiché avvenute all’interno della segreteria di via Gabriele D’Annunzio a Catania, affittata con contratto intestato all’ex senatrice. Una presunta violazione, secondo Sudano, delle prerogative dell’articolo 68 della Costituzione: per qualsiasi attività d’indagine su un parlamentare, c’è bisogno dell’autorizzazione della camera d’appartenenza. Questo caso, però, riguarderebbe soltanto le intercettazioni ambientali, e dunque non quelle telefoniche a carico di Sammartino, nonostante l’immunità parlamentare copra anche i congiunti più prossimi.
Il relatore Giampiero Maffoni (FdI), davanti ai colleghi della commissione presieduta dall’ex ministro dem Dario Franceschini, s’è limitato a una «esposizione introduttiva». Che, a giudicare dalle reazioni di chi l’ha ascoltata, deve avere colto nel segno. Qualcuno, nei corridoi di Palazzo Madama, s’è spinto a definire quello denunciato da Sudano «il primo caso di intercettazione diretta di un parlamentare». Per il regolamento della commissione l’ex senatrice ha 15 giorni per presentare «eventuali memorie scritte», con la possibilità di essere sentita. L’audizione di Sudano sarebbe già prevista.

I passaggi da Palazzo Madama alla Corte costituzionale

Dove vuole arrivare la deputata compagna dell’imputato Sammartino? Se la commissione dovesse sollevare il conflitto d’attribuzione, ci sarebbe una seconda votazione in aula. E, in caso di via libera di Palazzo Madama, la palla finirebbe alla Corte costituzionale, chiamata a esprimersi (come ha fatto di recente per Matteo Renzi nell’inchiesta “Open” a Firenze) su un conflitto d’attribuzione fra poteri dello Stato, promosso dal Senato nei confronti della Procura di Catania, con la possibilità, in teoria, di dichiarare inutilizzabili le intercettazioni ambientali nel processo che parte il 14 marzo del 2025. Uno scenario, ovviamente, ancora futuribile dal punto di vista giuridico.
Ma in mezzo c’è la politica: con la linea iper-garantista del governo Meloni, già ai ferri corti con la magistratura per la riforma Nordio, il caso Sudano potrebbe diventare una crociata del centrodestra, trovando sponda fra i renziani e mettendo in crisi d’identità (visto che il tema è l’immunità parlamentare) parte del centrosinistra.

La sentenza del Riesame di Catania

C’è da dire, però, che sull’eccezione di inutilizzabilità delle intercettazioni ambientali e delle immagini di videosorveglianza della segreteria di Sudano s’è già espresso il Tribunale del Riesame di Catania nel ricorso di Sammartino contro la sospensione di un anno dai pubblici uffici. Chiarendo come «nessuna violazione sussista e che gli esiti delle captazioni e videoriprese ambientali siano pienamente utilizzabili». Nella sentenza, oltre alla citazione di due pronunce della Corte costituzionale, si attesta la linea del gip: le intercettazioni richieste dal pm e autorizzate «riguardavano esclusivamente le conversazioni tra presenti, intrattenute dal Sammartino nei locali a lui in uso». E cioè due «uffici personali»: uno al primo piano e uno al secondo dell’immobile, una sala riunioni «in uso esclusivo all’indagato», come dimostrato dalla presenza di «una lavagna, con un grafico che riportava i risultati delle ultime elezioni regionali» di Sammartino, oltre che «di diversi oggetti personali, fotografie a lui riconducibili, documenti e corrispondenza a lui indirizzati».
Ma ora il campo di gioco cambia. E Sudano, dalle indiscrezioni sul dossier al Senato, sembra intenzionata a dare battaglia sulla violazione del suo domicilio “parlamentare”, a partire dall’ispezione da cui è stata tratta la mappa della segreteria. E poi potrebbe non essere una questione solo parlamentare. Non è escluso che, sempre su sollecitazione della deputata della Lega, il caso possa finire al Csm, al ministero della Giustizia e magari anche alla Procura di Messina, competente sui magistrati catanesi. La partita, insomma, è appena cominciata.

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Pubblicato da:
Carmela Marino
Tag: pandora sudano