Cronaca
In ospedale la lucida follia di Giuseppa: «Aiutatemi a morire»
Subito la barella viene portata in seconda sala, quella riservata ai codici verdi, gli agenti di Polizia stanno nel corridoio. Ancora nessuno in ospedale sa il gesto che lei ha compiuto. Dal vano dell’ambulanza esce fuori cattivo odore di candeggina, tutto è infestato. Sta in una lettiga dell’ospedale la Savatta, chiede qualcosa per coprirsi perché non vuole rimanere nuda nonostante abbia già il lenzuolo addosso e quel pesante pile che la dovrebbe riscaldare più di ogni altro maglione di lana. Le voci corrono veloci, ma al pronto soccorso ancora non trapela alcuna notizia, fino a quando il tam tam del web corre veloce e pian piano si bisbiglia. «Una donna ha ucciso i propri figli – sussurra una paziente – ma io sono qui al pronto soccorso e non c’è nessuno».
Non è così, in quella stanza c’è lei Giusy Savatta che deve essere sottoposta a lavanda gastrica. «Aiutatemi a morire», ha detto al medico che l’ha soccorsa. «Doveva uccidersi lei» viene detto nei corridoi, mentre alla macchinetta marcatempo dell’ospedale c’è il via vai di medici ed infermieri che stanno concludendo l’orario di lavoro. Chi entra al pronto soccorso fa il segno della croce sapendo di dover fare i conti con la presenza delle forze dell’ordine.
Giusy Savatta ora si trova in una stanza del reparto di Otorino, un reparto semi deserto dove può essere sorvegliata a vista da Polizia e Carabinieri, ma prima ancora di essere accompagnata al secondo piano dell’ospedale è stata visitata in Psichiatria, accompagnata da una infermiera la Savatta ha avuto un colloquio con il medico durante il quale avrebbe spiegato le ragioni del suo gesto. In ospedale raccontano di una donna lucida, senza ripensamenti. Qui si è recato il marito Vincenzo Trainito ed il fratello Francesco Savatta, ma a loro non è stato possibile incontrare la congiunta.
La tragedia giunge anche all’istituto Suor Teresa Valsè, qui Maria Sofia e Gaia (seppur con ruoli diversi) sono state protagoniste dello spettacolo natalizio durante il quale è stato ripercorso il terremoto e le tragedie in Siria, ad Aleppo. Sono le 17, ci accoglie una suora, parliamo con Suor Maria, la monaca che si occupa della didattica perché la direttrice Suor Concettina Cannone è in ferie. C’è buio, i neon si accendono. Al ritorno delle vacanze le maestre, tra cui Loredana Palmeri e Paola Ferracani (le insegnanti di Maria Sofia e Gaia), dovranno far tornare la tranquillità in classe senza le due alunne. «Erano contenti – ha raccontato Suor Maria – una famiglia tranquilla, il padre è venuto anche a saldare le rette per le figlie. Una settimana fa avevamo festeggiato il Natale, oggi ci ritroviamo a vivere una tragedia simile». Le docenti non vogliono parlare, sono ancora chiuse nel loro dolore, preferiscono tacere e soffrire in silenzio.
Una tragedia immane per la città. Il sindaco Domenico Messinese con un’ordinanza ha disposto che siano issate a mezz’asta le bandiere sul Palazzo di Città. Nella giornata di ieri è stata inoltre sospesa la filodiffusione nel centro urbano, ma non sono stati sospesi gli spettacoli natalizi.
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