La testimonianza in aula
In aula la moglie-prostituta di Camastra
Udienza a porte chiuse al Tribunale di Agrigento
“Ero obbligata a farlo per bisogno di soldi, eravamo in difficoltà economiche. I soldi li davano a me, io li davo a mio marito”. E’ stata una testimonianza lunga della moglie di Lillo Pirrera, il 49enne camastrese, principale imputato del processo in corso di svolgimento al Tribunale di Agrigento (presidente Luisa Turco), su un presunto giro di prostituzione. La donna ha sostanzialmente ammesso di avere venduto il suo corpo per iniziativa del marito e ha detto di avere guadagnato 50 euro ad incontro. Nell’elenco degli imputati, oltre allo stesso Pirrera, che nel luglio del 2009 è stato anche arrestato, Giuseppe Frangiamore, 51 anni, Calogero Di Fede, 60 anni, Domenico Sperlinga, 50 anni, Lorenzo Vaccaro, 42 anni, Giovanni Francesco Lo Leggio, 50 anni, Salvatore Saia, 63 anni, Giuseppe Paci, 36 anni, Vincenzo Monteleone, 58 anni, Vincenzo Baio, 41 anni, Giuseppe Antona, 60 anni, Pino Tondo, 53 anni, Angelo Profeta, 67 anni, Giuseppe Burgio, 36 anni, Giovanni Picone, 51 anni, Vincenzo Mattina, 64 anni, Rosaria Randisi, 61 anni, Carmelo Falco, 36 anni, Giuseppe Gambino, 44 anni, e Vincenzo Gallea, 70 anni. Uno dei carabinieri che, ha indagato sentito come teste ha affermato: “nell’ottobre del 2007 un nostro informatore ci disse che uno degli imputati faceva prostituire la moglie. Abbiamo indagato e abbiamo accertato che l’ uomo, nonostante fosse nullafacente, aveva case e auto e un tenore di vita buono. Dopo averlo pedinato, abbiamo scoperto che aveva allestito insieme ad altre persone numerose case di prostituzione a Camastra e Racalmuto”.