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L'INCHIESTA

Il vice sovrintendente della polizia di Catania morto dopo il vaccino per il Covid: chiesta l’archiviazione, la famiglia si oppone

Il fratello: «Fu la prima vittima del vaccino Astra Zeneca, ha salvato con il suo sacrificio tante vite umane»

Di Redazione |

Si è svolta davanti al Gip di Messina, Simona Finocchiaro, l’udienza per decidere sulla prosecuzione delle indagini preliminari sulla morte di Davide Villa, il vice sovrintendente della polizia in servizio alla squadra mobile di Catania, deceduto il 6 marzo 2021 dopo la somministrazione del vaccino anti Covid-19 prodotto da AstraZeneca. La Procura ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta, ma i familiari del poliziotto si sono opposti.

«Ci auguriamo che il giudice voglia accogliere le richieste formulate dai nostri legali, gli avvocati Stefano Maccioni e Carlo Peluso», commenta dopo l’udienza camerale il fratello della vittima, Fabrizio Villa, che insieme alla mamma e alle sorelle avevano presentato una denuncia per chiarire l’accaduto.

«Ancora oggi – osservano i penalisti – non sono state acquisite le autorizzazioni rilasciate dalle competenti autorità, ed in particolare dall’Aifa, in relazione al vaccino Astra Zeneca nonostante quanto disposto dallo stesso Giudice e dal pubblico ministero. Continua così a rimanere una zona d’ombra su come siano state concesse le relative autorizzazioni alla somministrazione di quel vaccino e, soprattutto, sui risultati della sperimentazione effettuata dalla stessa casa farmaceutica».

«I consulenti nominati dal Pm – aggiungono i due avvocati – hanno stabilito il nesso di causalità tra il vaccino e la morte, ma non hanno chiarito se, in base ad una pubblicazione scientifica del maggio 2007 apparsa sul Journal of Virology che metteva in risalto come i vaccini a vettore adenovirale potevano dare problemi di trombocitopenia, si sarebbe dovuto e potuto già individuare tale rischio prima della messa in commercio del vaccino, predisponendo idonei accorgimenti volti ad evitare i vari decessi».

«Davide, prima vittima del vaccino Astra Zeneca, ha salvato con il suo sacrificio tante vite umane – conclude il fratello Fabrizio – la sua morte ha messo in guardia dai rischi che ne potevano derivare, costringendo le autorità a prendere provvedimenti, fino alla sospensione. Io e la mia famiglia ci auguriamo che il procedimento non venga archiviato fino a quando non si sia riusciti a chiarire come si sia arrivati all’autorizzazione su larga scala di quel vaccino».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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