Quella statua di S. Emidio a terra, violata dal sisma e sradicata dal suo basamento posto accanto alla chiesa di Pennisi, sembrò subito emblema e profezia nel contempo.
Il “terremoto senza morti” della notte di S. Stefano non aveva spento vite umane ma se aveva avuto la forza di trascinare a terra persino l’effigie del santo protettore dai terremoti non aveva nascosto certamente tutta la sua forza distruttiva.
Nove Comuni danneggiati, intere frazioni come Pennisi o Fiandaca o Piano Api evacuate, 3500 ordinanze di sgombero, circa 9mila persone sfollate, l’80 per cento delle chiese inagibili. La rappresentazione plastica di un dramma immediato, subitaneo, che – specie nel resto d’Italia avvolto, com’era, nei riti del periodo festivo – non ebbe certo l’eco che meritava. E poi… «Dopo il primo periodo di stretta emergenza, cadde la coltre pesante della desertificazione sociale ed economica di intere aree che erano state interessate dal sisma».
Parole chiare. Nominato da pochi mesi (dopo un lungo iter) dal Governo centrale commissario per la ricostruzione, il dott. Salvatore Scalia, ex procuratore della Repubblica di Catania, analizza questi 12 mesi trascorsi da quella terribile notte e con la stessa precisione si proietta verso i prossimi. Conosce perfettamente la situazione e dell’emergenza non gli sfugge certo l’incombente pericolo che ancora vivono tanti centri etnei e il loro tessuto sociale. Il pericolo di assuefarsi a una emergenza continua e a una mortificazione dell’economia della zona con pesanti ricadute sulle famiglie.
Ripartire subito, quindi. Ma ripartire bene.
«Sino al 2023, in quanto commissario per la ricostruzione potrò disporre di circa 240 milioni di euro per “interventi di immediata necessità”: dovranno servire per tutta la ricostruzione ma so già che non saranno sufficienti per tutte le necessità. Per fortuna questa vicenda, devo dire grazie anche all’interessamento di alcuni rappresentanti parlamentari locali, è entrata nel decreto per il sisma dell’Italia centrale».
Ma si è subito palesato il problema del personale a disposizione. Una questione che rischia di rallentare molto le procedure.
«Ho bisogno, per poter spendere le somme già disponibili che sono 38 milioni e mezzo, innanzitutto di personale amministrativo. La soluzione più facilmente realizzabile è quella del personale in comando da altri Enti ma sinora, nonostante i miei appelli e le richieste ufficiali, non mi ha risposto nessuno se non la Presidenza del Consiglio dei ministri, la Protezione civile nazionale e quella regionale. Allo stato, mi aiuta un dipendente amministrativo di S. Venerina per 6 ore settimanali e uno di Acireale per 12 ore. Ma essendo anche dipendenti di Comuni terremotati, direi che è una classica situazione alla “vesti Cristo e spoglia Maria”. E’ incredibile che le richieste di comando del personale non siano state neanche pubblicate da molti Enti. E, per finire, non ho ancora una sede, né le attrezzature necessarie. Ho preso possesso dell’ufficio il 16 ottobre scorso, ben 4 mesi dopo l’emanazione della legge. I soldi sono stati accreditati solo il 20 dicembre scorso. Sono, come vede, ospitato nella stanza del vicesindaco di Acireale. Dall’1 gennaio saranno con noi un geologo dell’Ingv di Catania e due architetti con esperienza del sisma dell’Aquila».
Un’altra delle questioni chiave è come ricostruire?
«La legge prevede il rafforzamento sismico diviso in tre modalità. Bisogna ricostruire con nuovi criteri».
E’ prevista la delocalizzazione? Cioè ci saranno famiglie obbligate a spostare la propria abitazione in zone più sicure?
«Lo valuteremo. Ancora niente è stato deciso. La delocalizzazione sarà certamente molto limitata. La ricostruzione nei pressi della faglia di Fleri – che poi comunque si ramifica – avrà particolari caratteristiche».
Questione microzonazione: passaggio obbligato o no?
«Non è un vincolo. Cercheremo di procedere in base alla presenza delle faglie già conosciute in alcuni studi. L’auspicio è che comunque si faccia velocemente anche se non sarà vincolante per la ricostruzione».
Quante pratiche sono state esitate dai Comuni?
«Sono state presentate circa 800 pratiche di ricostruzione immediata e ne sono state evase sinora solo 80. E di queste neanche una è già liquidata».
Questione tributi. I Comuni sostengono di essere letteralmente in ginocchio a causa della sospensione.
«Capisco le loro difficoltà. Come commissario devo dare loro un contributo per la mancata riscossione della Tari. E’ stata fatta una riunione con i 9 Comuni per quantificare».
Il 26 i comitati ricorderanno il terremoto separatamente. E’ un segnale di disgregazione delle comunità colpite?
«No, i comitati vogliono ricordare quei momenti ognuno con la propria gente. Ma giorno 30 saremo tutti insieme a Santa Venerina. In quella occasione sarà redatto anche un documento congiunto».
Il 31 le famiglie ancora in albergo dovranno andarsene. Sarà un altro momento traumatico.
«Spero di no. Sono rimaste famiglie che dicono di non poter affittare una casa ma avranno diritto al “Contributo di autonoma sistemazione” di cui se ne possono anticipare anche due mensilità. So anche che ci sono ritardi nell’erogazione del Cas da parte dei Comuni a cui vengono girate somme dal Commissario regionale per l’emergenza».
Tutta l’Italia è una terra ballerina ma la Sicilia ha caratteristiche peculiari vista anche la presenza di un grande vulcano attivo. E’ il momento di fare vera prevenzione?
«E’ assolutamente essenziale. Sarebbe da folli non utilizzare anche le leggi attuali per fare prevenzione. Purtroppo sappiamo che ci saranno altri terremoti, anche violenti. Dovrebbe essere tutta la società civile, aiutata dai mezzi di informazione, a fare prevenzione diffusa. Ma, mi chiedo: come mai non c’è più un sottosegretario alla Protezione civile?».
L’Aquila, Amatrice: sono nomi simbolo di inefficienza dello Stato. Qui la ricostruzione potrà essere più rapida?
«Ne sono sicuro. Si è affinata la capacità tecnica di dare risposte. Sono fiducioso. Qui certi ritardi non si ripeteranno e si potrà iniziare presto a ricostruire e non ci faremo bloccare vigilando anche sull’utilizzo delle somme a disposizione anche mediante una convenzione con la Guardia di Finanza. Chi volesse speculare rischia gravi conseguenze».