l'inchiesta
Il sindaco di Maletto “canta”: ecco le carte che hanno travolto Maurizio Croce
E' Giuseppe Capizzi, primo cittadino e imprenditore, che racconta alla GdF delle richieste di Rolex e altri favori
Non fu amore a prima vista quello tra Maurizio Croce, ormai ex commissario regionale contro il dissesto idrogeologico, e Giuseppe Capizzi, sindaco di Maletto e imprenditore che si è aggiudicato l’appalto di riqualificazione ambientale e risanamento igienico nell’alveo del torrente Cataratti-Bisconte in provincia di Messina. Il sentimento nacque con il tempo. Come scrive il gip Arianna Raffa: «Gli iniziali contrasti si sarebbero trasformati in una condivisione di interessi illeciti».
L’input dell’inchiesta
L’input all’inchiesta arrivò dalle verifiche interforze al cantiere da cui emersero una serie di anomalie. Da lì gli accertamenti che portarono le fiamme gialle a far scattare delle intercettazioni e delle perquisizioni. In un primo momento si ipotizzò il pericolo che potessero esserci interferenze mafiose visto che il nome di Capizzi finì nella maxi operazione dell’allora procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri Rinascita Scott. Per l’accusa di traffico di influenze l’indagato – destinatario di un’interdittiva – chiuse la partita giudiziaria calabrese con l’avvio «alla messa in prova».
La visita della GdF
Ma Capizzi, dopo che vide i finanzieri in azienda parlò con il suo legale e decise di vuotare il sacco alla magistratura. Le sue dichiarazioni (che però in alcune parti non hanno convinto nè i pm nè a gip) assieme alle captazioni e alla documentazione raccolta hanno sigillato l’inchiesta.Ma andiamo per ordine. Capizzi si trovò davanti a Maurizio de Lucia, allora procuratore di Messina. L’imprenditore ebbe all’inizio dell’appalto alcuni blocchi. Croce non avrebbe gradito alcune cose. «Tu ritira le riserve che noi sappiamo come portare avanti i lavori». Fu questa la frase che fece scoppiare l’idillio. Così i lavori andarono avanti e nel frattempo Capizzi (definito dal gip «spregiudicato») si mosse per soddisfare le esigenze di Croce. «La prima occasione che lui mi ha mostrato è stata quella dell’orologio e io in cambio al momento non ho chiesto niente». Il Rolex da 20mila euro era per l’altro indagato finito ai domiciliari, Francesco Carmelo Vazzana. Croce lo avvertì: «È come se fosse mio fratello». Parole per Capizzi illuminanti. Che contattò rappresentanti e gioiellieri fino a trovare quello che Vezzana volesse. Ma non ci fu solo questo «favore». Vezzano fu premiato anche con dei lavori a casa. Così come gli interventi di 100mila euro agli amici del Verdura Resort di Sciacca. Una delle strutture ricettive più lussuose di Sicilia. «Aveva bisogno di risolvere una frana al Verdura Resor», disse ancora Capizzi ai magistrati. I soldi della campagna elettorale di Croce come sindaco di Messina, il pagamento della retta all’altra funzionaria amica. Era così piegato il sindaco di Maletto ai voleri del commissario che addirittura si adoperò per fargli arrivare la sua T-Roc da Messina fino a Roma.
Le parole della gip
La gip è lapidaria nei confronti di Croce. «La disinvolta ricezione per sè o per persone a lui vicine di utilità di varia natura assicurata dalla stabile messa a disposizione della pubblica funzione costituiscono indici di elevata capacità delinquenziale e del disprezzo nutrito nei confronti della cosa pubblica».L’inchiesta è più ampia dei tre nomi che sono stati oggetto delle misure emesse dalla giudice ed eseguite giovedì mattina. Ci sono altri indagati. E sono Rosario Arcovito, Emanuele Capizzi (fratello del sindaco), Antonino Cortese, Giovanni Pino, Tommaso Davide Spitaleri e Rossella Venuti. Per Cortese e Venuti, rispettivamente uno funzionario comunale di protezione civile e l’altra dell’ufficio commissariale, il pm ha chiesto l’applicazione di un’interdittiva su cui il gip deciderà dopo l’interrogatorio che sarà fissato nei prossimi giorni.Le società inglobate nell’inchiesta sono Scs Costruzioni Edili e Consorzio Stabile Progettisti e Costruttori, entrambi con sede a Maletto. Lì dove Capizzi fa il sindaco e continuerà a farlo. «Ho massima fiducia nell’operato della magistratura. Le questioni – commenta a La Sicilia – riguardano la mia attività personale e non l’attività da sindaco, ringrazio i cittadini per la vicinanza che mi continuano a manifestare. Mi chiedono di non abbandonarli e farò il mio dovere per il quale mi hanno dato l’onore di rappresentarli fino alla fine e nel migliore dei modi che posso».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA