Agrigento. Una incompiuta ogni 700 abitanti. Come se ogni quartiere avesse un cantiere bloccato, che da tempo non consegna ai cittadini quanto progettato, finanziato e avviato. Dentro c’è di tutto: dai 4.250.000 euro per la rete idrica ai nemmeno 100mila per l’impianto elettrico della palestra comunale. In tutto nove opere.
Nel censimento delle incompiute siciliane, Cammarata (comune dell’Agrigentino di 6.300 anime arrampicato sull’omonimo monte) è un caso di studio, tanto che l’assessore alle Infrastrutture, Marco Falcone, per smarcarsi dall’accusa ricevuta dal M5S di voler addebitare ai sindaci il picco di opere bloccate, precisò che il 27 luglio la task force regionale sarebbe partita proprio da Cammarata «per comprendere le criticità e insieme articolare risposte concrete». L’ incontro però non si tenne, causa impegni istituzionali dell’assessore: rinvio a dopo ferragosto.
Ma la situazione del centro agrigentino è davvero un’anomalia siciliana? «Assolutamente no», si difende il sindaco forzista Vincenzo Giambrone. Respingendo «con forza l’etichetta di pecora nera delle incompiuta», cucita addosso al suo comune, «che ha la sola colpa di aver operato in piena trasparenza». Qualcuno potrebbe aver bluffato? «Non voglio lanciare accuse verso nessuno, ma appare improbabile che un centro così piccolo possa avere più incompiute delle grandi città». E conclude: «Accolgo comunque favorevolmente l’impegno del governo Musumeci e dell’assessore Falcone ad affrontare il problema e sbloccare queste opere, che da oltre un decennio attendono di essere completate». Qualche ombra sulla veridicità del censimento si può anche tracciare, anche perché l’elenco delle incompiute sembra quasi sempre identico e se stesso, con lievi oscillazioni da anno in anno. Un imperituro memento mori (“ricordati che devi morire”), al quale non si può che rispondere con un «mo’ me lo segno» di troisiana memoria.
La lista – lunga, lunghissima – è quella della Sicilia che non cambia e che non cresce: le somme a disposizione ci sono e alcune opere risultano completate al 100%, ma non utilizzabili. Primi a reagire politicamente questo stato di cose erano stati i deputati del Movimento 5 Stelle, in aperta contestazione alla linea del governo regionale (in realtà di task force per sbloccare le incompiute si parla dal dicembre 2017), ritenuta vessatoria nei confronti dei sindaci. Per questo, a fine luglio, è partito un tour delle incompiute siciliane, che toccherà anche i luoghi di pregio delle città interessate. Un itinerario che, proprio oggi, approda nella provincia di Agrigento e fino al 24 del mese visiterà numerosi comuni agrigentini.
«Un viaggio – spiegano i deputati Nuccio Di Paola, ideatore dell’iniziativa, e l’agrigentino Giovanni Di Caro – al termine del quale presenteremo una richiesta di accesso agli atti per ogni incompiuta per comprendere dove, e per responsabilità di chi, si è bloccato il sistema. Se da un lato sarà nostra cura presentare un report finale al ministro Toninelli, l’impegno sarà anche locale, con la redazione di una mozione che di un ddl che impegni il governo regionale ad attuare quanto promesso dall’assessore Falcone».