Il Papa in una Piazza Armerina incredula: «Ma chi ce lo doveva dire che veniva qui?»

Di Mario Barresi / 13 Settembre 2018

PIAZZA ARMERINA – Bella e impossibile. Come una donna ammirata da chiunque la guardi, seppur a debita distanza, senza avvicinarsi a lei, che – senza volerlo, perché ne soffre – rischia di invecchiare in questa splendida solitudine. Piazza Armerina aspetta Francesco con l’aria spaesata di chi ancora non riesce a credere che il Papa abbia deciso di fare qui la prima (seppur breve) tappa della sua visita in Sicilia. «Ma chi ce lo doveva dire che veniva il “Papuzzo”?», si chiede la titolare di un bar-tabacchi all’entrata della città, «un posto che tutti sembrano evitare».

È tutto vero. Bergoglio sarà a Piazza Armerina sabato. Dalle 8,30 (ora dell’atterraggio al campo sportivo di Piano Sant’Ippolito) alle 10,15, quando ripartirà con destinazione Palermo. In mezzo c’è quello che qui definiscono, senza il rischio di essere enfatici, «un evento storico». È la prima volta che un Pontefice visita il territorio di una Diocesi che, a due secoli dalla fondazione, è un “mosaico” complesso. Dai piccoli centri montani al mare di Gela, che annega nelle pene di un Petrolchimico in crisi d’identità. Una «periferia esistenziale», come l’ha definita il vescovo Rosario Gisana, che giace paradossalmente proprio al centro dell’Isola. E che sabato, per due ore, sarà al centro del mondo di Francesco.

«Speriamo che questa toccata e fuga sia l’inizio di una rivoluzione epocale, perché ci permetterà di essere più credibili in un momento di grande difficoltà nella nostra missione di sacerdoti». A parlare è don Salvatore Chiolo, parroco delle 4 mila anime di Villarosa. Pecorelle in fuga, per necessità più che per scelta. «Chi parte, oggi, lo fa col biglietto di sola andata. Non tornano più: né i giovani, né i padri e le madri di famiglia, che se ne vanno, assieme ai figli piccoli, perché hanno perso il lavoro o la pensione dei loro genitori». Una «povertà materiale ed economica», che per il giovane prete rischia di diventare un deficit dell’anima. «Si prende la valigia per continuare a sperare, a sognare», dice don Chiolo. Che, nella sua piccola comunità agreste, vive lo stesso dramma di Gela, la “capitale” economica della Diocesi, dove all’inizio di quest’anno scolastico gli uffici comunali hanno vistato un migliaio di nulla osta per alunni che cambiano scuola. Mille grembiulini, mille zainetti, mille famiglie (o poco meno) costrette a lasciare questa terra.

Francesco non porta con sé miracoli. «Ma speriamo che ci dia una scossa, un segnale per darci speranza e per non far partire i nostri figli e i nostri nipoti», auspica Vincenzo, pensionato seduto su una panchina nella piazza che cinge la cattedrale aprendosi a una vallata che sembra non avere fine. Bergoglio percorrerà con la papamobile alcune vie del centro storico per fermarsi in piazza Falcone e Borsellino, che a Piazza Armerina tutti continuano a chiamare piazza Europa. Che non è certo il posto più suggestivo di una città con un centro storico splendido. «Ma è la piazza più grande che abbiamo», si giustificano gli operai intenti a montare il palco. Sotto il quale si apre a cerchio la cosiddetta zona rossa, sabato «aperta soltanto ad autorità, clero e ai residenti nella diocesi che hanno ottenuto i pass dalle parrocchie», ci spiegano in curia. In tutto circa 9 mila “posti in prima fila” (con qualcuno che, nei 12 centri diocesani, c’è rimasto male), ai quali si aggiungono altri 7 mila lasciapassare per la vicina piazza Generale Cascino, da dove il Papa si vedrà un po’ più da lontano. Sotto il palco ci saranno una cinquantina di fortunatissimi cittadini che avranno un breve incontro col Papa. Sacerdoti e autorità, ma anche un licenziato dall’Eni, un ex detenuto e un migrante, oltre che alcuni giovani. Ma per le vie del centro, dove sono previsti almeno sei maxi-schermi, si attendono almeno 60-70mila persone da tutta la Sicilia centro-orienale.

Ovviamente il servizio di sicurezza, coordinato dal questore Antonino Romeo, sarà imponente: oltre 400 uomini in campo in una città blindata sin dall’alba di sabato, con la zona rossa inaccessibile anche per i bastoni per farsi i selfie. In prima linea, con i vertici di tutte le forze dell’ordine, il prefetto Maria Antonietta Cerniglia.

Tanta gente, tanti affari. “Benvenuto Papa Francesco” è il semplice messaggio che campeggia sugli immensi cartelloni nelle vie del centro. Con un fotomontaggio di Bergoglio che spunta sul cielo di un panorama di Piazza Armerina. In alto a sinistra lo stemma della città, in basso il logo di un gruppo ennese della grande distribuzione – Arena – che è l’unico capace di remare contro la crisi, assumendo e rilevando punti vendita.

L’altra contaminazione, tanto profana quanto provvidenziale per decine di giovani locali, arriva dal vicino “Sicilia Village” di Agira, che offre un servizio navetta per fedeli magari interessati allo shopping post-spirituale.

E così la visita del Papa diventa, per forza di cose, anche un evento turistico. In una città tanto ammirata quanto snobbata dai circuiti, che prevedono sempre la tappa alla Villa romana del Casale, per la rituale visita ai mosaici, ma quasi mai un’escursione al centro. «Ma questo trend sta cambiando», assicura Salvatore Bonanno, presidente di Anfa-Confesercenti. Che riconosce alla nuova amministrazione comunale il merito di «gettare le basi per un progetto turistico serio». Le presenze, rivela, quest’anno si attestano su un 25-30% in più e adesso si prova a far rivivere il centro. Con un accordo con le società crocieristiche e l’immancabile outlet di Agira, secondo il quale «oltre allo shopping e alla visita alla Villa del Casale, sarà previsto un itinerario in centro». Dove, intanto, decine di negozi hanno abbassato le saracinesche.

«Fino alla fine degli anni 90 eravamo il salotto per gli acquisti della borghesia di tutti i paesi del circondario, ora – ricorda Bonanno – c’è la speranza di una ripresa anche grazie agli sgravi fiscali per chi aprirà un’attività in centro storico». Anche sfruttando un certo fermento culturale che si apre alle realtà della zona. «Abbiamo allestito “Concordia”, una mostra internazionale d’arte sacra contemporanea al museo diocesano e c’è un riscontro da parte dei turisti, ma anche di tanti cittadini», ci dice Giusy Grasso, presidentessa dell’associazione “Talìa” di Leonforte, mentre aiuta a portare dentro un dipinto. Il museo diocesano ha persino un caffè letterario. Un segnale di grande modernità, che s’infrange – in questo mosaico di contraddizioni – con la triste sorte di Palazzo Trigona che aspetta dal 1959 di diventare museo (l’assessore Sebastiano Tusa, proprio lunedì, ha assicurato i fondi regionali) e un altro “scrigno” di tesori, il museo della Cattedrale, aperto la mattina di un trentennio fa e chiuso il pomeriggio stesso.

Comunque, Piazza Armerina cerca di capitalizzare al massimo la visita del Papa. Sono già esauriti i 2 mila posti letto assicurati da b&b e affittacamere, le richieste si estendono ai paesi vicini. «La presenza per tre giorni di quasi 100 mila fedeli – ammette il sindaco Nino Cammarata – è una grande opportunità di rilancio turistico ed economico per la città». E s’è fatto di tutto per creare un “prima” e un “dopo” rispetto al blitz pastorale di Bergoglio. Per la vigilia di domani, l’ufficio diocesano di Pastorale giovanile ha organizzato «un momento di riflessione e di festa per i giovani». Preghiere e canti per tutto il pomeriggio, con gran finale in piazza Duomo, dalle 21, con due idoli iblei di X-Factor: Lorenzo Licitra e Peppe Arezzo, sul palco dopo il prete-cantautore Giosy Cento.

Il Comune invece propone – per sabato, dalle 13 fino a mezzanotte – la kermesse “Artisti siciliani per Papa Francesco” che vedrà sul palco, fra gli altri, Lello Analfino, leader dei Tinturia, Pippo Barrile (ex Kunsertu), i Qbeta e Juri Camisasca. E il weekend, per chi viene a Piazza Armerina per vedere il Papa, si può allungare ancora: domenica, infatti, sono previste visite gratuite alla Villa Romana del Casale e un’edizione straordinaria del Palio dei Normanni.

Ma il sindaco Cammarata, un giovane avvocato 33enne appena eletto a furor di popolo, dopo aver fatto traslocare la conferenza stampa dall’outlet di Agira al municipio, ammonisce: «Non bisogna sfruttare quest’occasione per spennare visitatori e turisti, una bottiglietta d’acqua non potrà essere venduta a tre euro…». Dalle parole ai fatti. Seguirà, in queste ore, un’ordinanza per calmierare i prezzi.
Ma tant’è. Piazza Armerina è pronta. O quasi. Sono rimaste montate anche le luminarie della patrona, Maria Santissima delle Vittorie, onorata il 15 agosto. «La festa continua», ci dice un venditore di t-shirt col faccione di Bergoglio appiccicato alla cattedrale.

Due ore, o poco più, di Papa. Qui sono già un’eternità.

Twitter: @MarioBarresi

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Redazione
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