Il “padrino misterioso dell’Arenella” ritenuto organico a Cosa Nostra
Gaetano Scotto era stato assolto per la strage di via D’Amelio. Ma rigettata l’istanza di revisione del processo per mafia. La sentenza della Corte d'Appello di Catania.
Destini giudiziari si incrociano. Mentre il mondo è concentrato sull’arresto di Matteo Messina Denaro, considerato l’ultimo boss stragista che era rimasto in circolazione, a Catania si decide della revisione di un processo - in verità già più volte rivisto - sulla strage di via D’Amelio. Ma in verità è solo una costola di quella sentenza della Corte d’Assise di Caltanissetta frutto purtroppo del più colossale depistaggio della storia d’Italia. Gaetano Scotto, uomo d’onore di Palermo e battezzato “il padrino misterioso dell’Arenella” dopo l’ultimo blitz del 2020, ha chiesto dopo l’assoluzione per il reato di strage anche di rifare il processo per l’accusa di associazione mafiosa dopo un rinvio della Cassazione di quattro anni fa.
La Corte d’Appello di Catania - dopo una lunga istruttoria - ha rispedito tutto al mittente. Il dispositivo è chiaro: «Rigetta la richiesta di revisione proposta da Gaetano Scotto in relazione al reato di cui al capo I) della sentenza emessa dalla Corte di Assise di Caltanissetta il 13 febbraio 1999, confermata sul punto con sentenza del 18 marzo 2002, irrevocabile il 3 luglio 2003». Certo sarà interessante leggere le motivazioni della Corte catanese, che saranno depositate tra 90 giorni, per capire quale valutazione ha portato a questo “verdetto”. Ma dalla lettura di quelle poche parole un dato emerge con molta chiarezza: i giudici catanesi ritengono che non ci siano validi motivi per mettere in dubbio la condanna per associazione mafiosa di Scotto. Il boss - per essere ancora più precisi - è quello che sta affrontando il dibattimento a Palermo per l’uccisione nel 1989 del poliziotto Nino Agostino e della moglie incinta.