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Il padre dell’agente ucciso Nino Agostino: «Strana la morte di Aiello: fare l’autopsia»

Di Redazione |

ROMA – «La notizia della morte di Giovanni Aiello mi dà cattivi pensieri: le prove a suo carico erano sempre più rilevanti. E’ necessario disporre l’autopsia per verificare se la sua sia stata una morte accidentale o una uccisione di Stato per togliere di mezzo un soggetto divenuto fastidioso per tanti apparati». A parlare è Vincenzo Agostino, padre di Nino Agostino, agente di Polizia alla questura di Palermo, che nel 1989 a Villagrazia di Carini fu ucciso con la moglie Ida Castelluccio, sposata appena un mese prima ed incinta di due mesi, da un gruppo di sicari in motocicletta.

In un confronto all’americana nell’aula bunker dell’Ucciardone che si è svolto il 26 febbraio 2016, Vincenzo Agostino riconobbe in Aiello l’uomo che era andato a trovare il figlio pochi giorni prima dell’agguato. «Quando lo vidi, lo scorso anno, non mi sembrò un uomo di 70 anni ma un atleta – dice oggi Agostino – non capisco perchè avrebbe avuto un infarto. Che qualcuno lo abbia tolto di mezzo? Mi sembra doveroso che venga disposta un’autopsia vera e il sequestro degli immobili per evitare che possibili reperti utili vengano eliminati».

Vincenzo Agostino è convinto che Aiello – noto anche come “faccia mostro” per via del volto sfigurato da una fucilata –  sia stato «il basista dell’uccisione di mio figlio e mia nuora». «La mia famiglia è abbattuta come se quel duplice omicidio fosse avvenuto oggi, era agosto anche allora. Speravamo che in breve tempo si potesse sapere qualcosa e avere finalmente giustizia. Siamo scombussolati, distrutti».

Vincenzo Agostino, da 27 anni non si taglia la barba: ha giurato di non farlo fino a quando non saranno in cella gli assassini del figlio e della nuora. COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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