Il monaco buddista Gyosho Morishita dovrà avere libero accesso alla stradella che conduce al tempio e alla pagoda, realizzati 25 anni fa nella collina di contrada Canicarao a Comiso, nel ragusano. Lo ha deciso, con un’ordinanza emessa questa mattina, il giudice del tribunale di Ragusa Giovanni Giampiccolo, che ha accolto il ricorso presentato dal reverendo Giosho Morishita, della Nipponzan Myohoji, organizzazione buddista giapponese.
Da sei mesi Gyosho Morishita non può più entrare e uscire liberamente dal tempio dove vive. Il proprietario del terreno su cui sorge la pagoda, Salvatore Giannì (che aveva concesso in locazione il terreno per 99 anni) e la moglie Kadiu Valbona, hanno chiuso con un cancello la stradella d’ingresso alla collina, dove la coppia vive in un’abitazione poco distante, privando il monaco della chiave. Morishita ha quindi presentato ricorso al tribunale, assistito dall’avvocato Annalisa Ferlisi.
Il giudice, dopo due provvedimenti temporanei, che disponevano l’accesso al tempio per Morishita, ha emesso questa mattina un’ordinanza sentenza che prevede l’accesso libero per Morishita, che dovrà essere in possesso delle chiavi e l’apertura del cancello negli orari previsti per la preghiera (per Morishita si svolge alle 4,30 del mattino e nel pomeriggio dalle 16,30 alle 18,30).
Morishita dovrà inoltre essere «reintegrato nella detenzione del bene come previsto dal contratto di affitto, consentendo il ripristino della conduttura idrica e l’accesso al tempio al reverendo, in ogni tempo e anche accompagnato da veicoli. Per i pellegrini l’accesso sarà limitato solo all’ora di preghiera».
Gyosho Morishita, arrivato a Comiso nel 1980, in concomitanza con l’installazione dei missili Cruise all’interno della base Nato, ha partecipato alle manifestazioni pacifiste, realizzando dapprima un tempio buddista, poi la pagoda, con un piccolo alloggio privato.