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Il memoriale di Massimo 'u carruzzeri': «Mi dissocio dal clan Cappello»

Assolto in Appello nel processo Camaleonte. La sua scelta a metà invece ha prodotto lo sconto di pena per un omicidio.

Laura Distefano

08 Giugno 2024, 16:19

Massimiliano-Salvo-

Massimiliano Salvo “u carruzzeri” sceglie la strada ibrida. Non c’è alcuna collaborazione nel suo percorso, ma ha dichiarato di volersi “dissociare” dal clan Cappello. Figlio di Pippo ‘u carruzzeri, uomo storico della mala catanese, da diversi anni spedisce memoriali e lettere ai giudici dei processi in cui è coinvolto.
Lo fece la prima volta nel corso dell’appello dell’inchiesta Penelope, ma quelle dichiarazioni furono etichettate come tardive e mosse solo dalla volontà a ottenere uno sconto di pena. La Corte d’Appello etneo ha invece assolto Salvo, difeso dall’avvocato Giorgio Antoci, ribaltando il verdetto di primo grado, nel processo Camaleonte. Ma non come risposta alla sua palesata volontà di allontanamento dal contesto criminale («Massimilano Salvo ha affermato di volersi dissociare dalla vita condotta fino a quel momento, di non voler fare più parte del clan e di non volere più occuparsi delle vicende ad esso connesse»), ma perché non sarebbe emersa la prova che durante la sua detenzione (cominciata a gennaio 2017) abbia dato un «contributo oggettivamente apprezzabile alla vita e all'organizzazione».


Ha invece avuto un peso il suo intento di fuoriuscire dal clan nel calcolo della pena (18 anni e 10 mesi) per l’omicidio di Prospero Leonardi a Catenanuova, in provincia di Enna, il 23 maggio 2012. Ucciso per rompere qualsiasi ambizione dei Santapaola a riprendersi il controllo della cittadina a confine con il Catanese. Un delitto per cui Salvo ha fornito «una piena e articolata confessione». Il gup di Caltanissetta Santi Bologna, nel riconoscere le attenuanti generiche, scrive nella sentenza che «il contributo dichiarativo reso da Salvo che non si è limitato al riconoscimento delle proprie responsabilità nell'uccisione di Prospero Leonardi (invero, già emerse)». Infatti ha puntato il dito anche nei confronti del collaboratore Orazio Cardaci che svolse il ruolo di vedetta nell’agguato. Ma il giudice certifica che Salvo ha intrapreso «il percorso di dissociazione dalla consorteria criminale». Ma chiarisce: «Il percorso, si badi non di collaborazione ma di riavvicinamento ai valori di legalità dello Stato, è ancora lontano da un'effettiva e completa maturazione».