MUSSOMELI – Non si era rassegnato alla fine di una relazione breve e mai resa ufficialmente pubblica Michele Noto, il 27enne di Mussomeli che, la notte scorsa, ha ucciso una donna di 48 anni, Rosy Mifsud, e la figlia di quest’ultima, Monica Diliberto, di 27 anni, e poi si è tolto la vita. Il giovane, secondo una prima ricostruzione, poco dopo la mezzanotte si è introdotto all’interno dell’abitazione delle vittime uccidendole. Il duplice omicidio è avvenuto nella camera da letto, e proprio qui l’assassino si è rivolto contro di se una pistola revolver, regolarmente detenuta, premendo il grilletto. A trovare i corpi è stato il figlio della donna.
Quest’ultima aveva trascorso la serata a casa di alcuni vicini. «Era tranquilla, come spesso accadeva la sera veniva da noi. Poco prima delle 23 è tornata a casa, poi la tragedia», ha raccontato Lorenzo Borrelli, uno dei vicini, che quasi un’ora dopo ha udito dei rumori. «Non mi sono sembrati dei colpi di pistola, più che altro sembravano rumori di porte chiuse – aggiunge -. Una decina in tutto. Poi il silenzio. Sono stato svegliato dai carabinieri».
Secondo il vicino nulla aveva fatto presagire la strage. «Il ragazzo passava spesso con il suo cane, un Corso, lo vedevo quasi giornalmente – sottolinea -. Ma oltre a questo niente».
Sembra che ad opporsi alla relazione sentimentale sia anche stata la figlia Monica, contraria alla storia d’amore tra la madre e l’omicida più giovane di lei di 20 anni. Michele Noto lavorava in un’impresa funebre. Appassionato di bodybuilding e di armi per ragioni sportive deteneva legalmente due pistole. Una di queste utilizzata nella strage.
I corpi delle vittime si trovano attualmente all’obitorio dell’ospedale di Caltanissetta. Intanto il sindaco di Mussomeli, Giuseppe Catania, ha proclamato il lutto cittadino. «Di fronte a una tragedia di questa portata, difficilmente spiegabile con il lume della ragione, non rimane altro che cercare di tenere unita tutta la nostra comunità (profondamente colpita e addolorata) lasciando spazio esclusivamente alla riflessione e alla preghiera per tutte le vittime di un gesto simile» ha scritto in un messaggio.
Sia Monica che la madre Rosalia erano molto conosciute in paese. «Monica, che la madre aveva avuto da una precedente relazione, era «una ragazza solare, sempre con il sorriso sulle labbra, aveva studiato da estetista e stava cercando di fare della sua passione un lavoro». Monica e Rosy avevano sempre il sorriso sulle labbra, avevano tanti interessi, amavano gli animali, soprattutto i gatti e sui social – ironia della sorte – si spendevano anche in campagna personali contro la violenza sulle donne, postando spesso foto e frasi in favore delle donne e del vero amore, quello che mai potrebbe finire così, a revolverate.
Ma perché Rosy e Monica mai potevano pensare che quel ragazzo tutto muscoli, amante dei cani, sportivo, religioso, che stava ancora a casa dei genitori e che lavorava anche per non pesare sulla famiglia, potesse compiere un gesto così folle. «Non ci sono precedenti interventi per litigi o maltrattamenti – ha spiegato il tenente colonnello Alessio Artioli, comandante del reparto Operativo dei carabinieri di Caltanissetta -. Lui non aveva precedenti penali. E’ una tragedia inaspettata». Un fulmine a ciel sereno anche per i vicini che non avrebbero mai assistito a liti o discussioni.
«Credo sia stato un corto circuito mentale. Non si può spiegare in altro modo una simile tragedia che ha scosso profondamente la nostra piccola comunità» ha detto il sindaco di Mussomeli, Giuseppe Catania. «Un gesto inspiegabile, si tratta di tre persone perbene, mai sopra le righe – ha aggiunto il primo cittadino -. Michele era un ragazzo tranquillo, con alle spalle una famiglia di onesti lavoratori. Non era mai stato convolto in risse, nessuno avrebbe mai potuto pensare a una reazione simile».
Il papà di Michele è un dipendente comunale. «Lo conosco bene. E’ distrutto – ha detto ancora il primo cittadino -. Un dolore immenso per la perdita del figlio e per la morte delle due donne. Non riesce a darsi pace, a trovare una spiegazione per quello che è successo».
La relazione con Rosalia Mifsud sarebbe iniziata da pochi mesi. A settembre, secondo alcune indiscrezioni. Una storia contrastata dalla figlia della donna, coetanea dell’omicida, forse proprio per la differenza d’età tra lui e la madre. «In molti in paese non sapevano di questa relazione», ha raccontato il sindaco.
I familiari però sapevano di quella relazione e a Monica quella “storia” della madre con un ragazzo molto più giovane di lei proprio non andava giù. Forse anche per questo ieri quando l’uomo a tarda sera si è presentato a casa aveva mandato un messaggio su WhatsApp al fidanzato avvertendolo della presenza di Michele Noto a casa, dove si era presentato nel tentativo di riallacciare la relazione con Rosy. «Si erano sentiti su WhatsApp – hanno raccontato gli investigatori ricostruendo la tragedia – e la ragazza gli aveva detto della presenza di Noto in casa. Poi però le comunicazioni si erano interrotte». Il fidanzato chiedeva aggiornamenti ma Monica non rispondeva. Preoccupato per non aver più ricevuto notizie dalla fidanzata, il ragazzo ha contattato il fratello della vittima, un 21enne, e insieme sono corsi nell’appartamento. Nella camera da letto, la macabra scoperta.
«Siamo sconvolti – ha concluso il sindaco -. E’ una doppia tragedia sia per le tre giovani vittime spezzate all’improvviso, sia perché nulla lasciava presagire un simile epilogo. Oggi tra i miei concittadini c’è un profondo dolore ma anche tanta incredulità».