Il femminicidio di Vera mascherato da suicidio, la sorella di Valentina Salamone: «Bene che i carabinieri si siano insospettiti, nel nostro caso non fu così»

Di Redazione / 21 Agosto 2023

La notizia del femminicidio di Vera Schiopu, la ragazza moldava trovata impiccata a una corda in un casolare di campagna a Sferro, tra Ramacca e Palagonia, ha risvegliato il dolore di una famiglia che in questo omicidio ha visto tante analogie con quello della loro congiunta: «Quando ho sentito che un’altra ragazza era stata trovata impiccata in provincia di Catania, mi è mancato il fiato. Il pensiero è corso a mia sorella Valentina. Anche lei è stata trovata appesa a una trave. Per me è un dolore che si rinnova» , ha detto in una intervista a Tgcom24 è Claudia Salamone, sorella di Valentina Salamone, la 19enne di Biancavilla, in provincia di Catania, trovata impiccata in un casolare di Adrano il 24 luglio del 2010.

Ieri eravamo stati i primi a sottolineare le analogie con quel delitto per il quale è stato definitivamente condannato all’ergastolo Nicola Mancuso, 36 anni, sposato, che aveva una relazione con la vittima. Ritenuto inizialmente un suicidio, il caso si è poi risolto grazie soprattutto alla forza di questa famiglia che ha lottao tanto per aver giustizia e verità.

«Non so se Vera Schiopu sia stata uccisa o si sia suicidata – ha detto ancora Claudia Salamone a Tgcom24 -. Questo dovranno stabilirlo le forze dell’ordine, È però un buon segno che i carabinieri si siano subito insospettiti e abbiano deciso di vederci chiaro. Nel nostro caso non fu così, abbiamo dovuto lottare tanto per dimostrare che Valentina non si sarebbe mai suicidata. La sentenza definitiva è arrivata solo nel gennaio del 2022, dodici anni dopo la sua morte. E ancora manca un tassello nelle indagini. Sugli abiti di mia sorella è stato trovato il dna di un secondo uomo, il che significa che chi l’ha uccisa aveva un complice. Non smetteremo di lottare fino a quando non sapremo a chi appartiene quella traccia».

Claudia Salamone sottolinea che quella del complice non è una tesi solo della famiglia: «Sotto le scarpe di mia sorella – afferma – è stato trovato il dna di un secondo uomo e la Procura sta cercando di capire a chi appartiene. Le indagini sono coperte da segreto, non sappiamo nulla. Speriamo solo che si faccia in fretta».

I dubbi

La sorella di Valentina racconta dei dubbi che sin da subito attanagliarono la famiglia: «Era una ragazza di 19 anni, con la leggerezza tipica di quella età. Era allegra, non si sarebbe mai impiccata, non ne aveva motivo. E poi era chiaro che fosse stata picchiata: sul suo corpo c’erano le tracce delle botte ricevute, sul viso c’era un graffio. Valentina ha lottato fino all’ultimo ed è riuscita a ferire i suoi aggressori. Sotto le sue scarpe sono state trovate tracce di sangue, da cui è stato estratto il dna degli aggressori. Dopo il delitto ci vennero restituiti i suoi abiti. Li conservammo, consapevoli che avrebbero potuto aiutarci nella ricerca della verità. E alla fine sono stati proprio quegli abiti, quelle scarpe a “parlare”, non i suoi amici, non chi la conosceva e avrebbe dovuto proteggerla. Dopo i funerali sono spariti tutti. Nonostante i nostri appelli, nessuno ha mai raccontato quello che sapeva».

Il movente

La famiglia di Valentina fa fatica anche ad accettare il movente uscito dalla verità processuale, secondo cui Valentina sarebbe stata uccisa da Nicola Mancuso, sposato e con tre figli perché non ne poteva più delle scenate di gelosia della giovane di Biancavilla: «Questo movente- afferma ancora Claudia Salamone – non spiega come mai sorella sia stata uccisa da due persone. Perché chi l’ha uccisa avrebbe dovuto coinvolgere un suo amico nel delitto? E se invece mia sorella avesse visto o sentito qualcosa per cui ha pagato con la vita? Non dimentichiamo che Mancuso è stato condannato in via definitiva per droga. Chissà, forse la verità la sapremo soltanto quando verrà arrestato il secondo uomo. Spero che accada presto, perché non posso immaginare che un assassino resti a piede libero. Questa persona non deve farla franca. Lo chiedo in nome di Valentina, ma anche di tutte le donne che ogni giorno vengono uccise».

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Pubblicato da:
Alfredo Zermo