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Il contrammiraglio Alessandro: «Riportare profughi in Libia viola le norme internazionali»

Di Redazione |

Riportare in Libia i 52 migranti soccorsi due giorni fa al largo di Tripoli e che ora si trovano a bordo della Sea Watch «costituirebbe infrazione alle norme internazionali». Ne é convinto il contrammiraglio in pensione Vittorio Alessandro, l’uomo che dal 2010 al 2013, gli anni in cui migliaia di migranti sono sbarcati a Lampedusa, è stata la voce della Guardia Costiera italiana, in qualità di capo dell’ufficio delle relazioni esterne del Corpo.

Un militare che, in sostanza, sa di cosa parla quando si affronta il tema dei migranti e di come ci si debba comportare in caso di soccorso in mezzo al mare.

«Le norme internazionali impongono il trasferimento dei migranti in un porto sicuro, e Tripoli non lo è per stessa ammissione di Salvini» sottolinea Alessandro su “Puntonave”, la sua rubrica su Facebook in cui già in passato aveva criticato i provvedimenti del ministro dell’Interno Matteo Salvini definendo la prima direttiva emessa dal titolare del Viminale proprio per fermare le Ong nel Mediterraneo «anomala, chiaramente illegittima e viziata di abuso di potere».

Ma non solo. Se la Sea Watch 3, che attualmente si trova in acque internazionali ad una ventina di miglia da Lampedusa eseguisse l’ordine di Salvini e del governo italiano, dice ancora l’ex portavoce della Guardia Costiera, «contravverrebbe anche alla regola che vieta i respingimenti collettivi, ovvero esercitati nei confronti di gruppi di persone fra le quali possono trovarsi anche titolari di diritti inderogabili». Ed è evidente a tutti che «i naufraghi della Sea Watch attendano, come tutti i naufraghi, soltanto di ritrovare terra, essendo fuggiti da quella in cui stavano».

Che non significa che siano tutte brave persone. «Se ci sono tra di loro possibili terroristi – dice infatti Alessandro – che essi siano arrestati. Ma se sono vittime di sequestro o di trafficanti, li si liberi prima di subito e si puniscano i responsabili». Anche perché, è la conclusione dell’ammiraglio, «il diritto non prevede altre strade». Né le prevede il decreto sicurezza bis, «che neppure è stato ancora promulgato».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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