PALERMO. Per molti è l’ultimo tentativo. In serata l’intera classe dirigente del centrodestra si è ritrovata nell’hotel delle Palme a Palermo, dove negli anni d’oro della Dc Giulio Andreotti riuniva i suoi per pianificare strategie e obiettivi, per cercare l’unità attorno a un unico candidato a sindaco. Alla spicciolata sono arrivati tutti compresi i tre candidati al momento in campo: Roberto Lagalla, Francesco Cascio e Totò Lentini. Il vertice è cominciato con un ora di ritardo, all’arrivo del leader di Forza Italia Gianfranco Miccichè e dell’ex governatore Totò Cuffaro le porte della sala riunioni si sono chiuse. «Roberto è un bluff, stai attento», sussurra all’orecchio una dirigente di peso della coalizione all’ex rettore mentre si dirigono nella stanza.
E’ la misura che le tensioni non si sono affatto assopite. La diffidenza tra i partiti è altissima. Nessuno sembra fidarsi dell’alleato di fianco. La parola d’ordine però è «unità": tutti sono convinti nel centrodestra che uniti si possono vincere le elezioni al primo turno. Nessuno ha dubbi, ma il clima pesante attorno all’altra partita, ritenuta altrettanto fondamentale, ci sono tutte: il fronte rimane spaccato sul Musumeci-si Musumeci-no per le regionali d’autunno.
In pole come eventuale candidato unitario c'è Roberto Lagalla, su cui dovrebbero convergere tutti. «Siamo in netto ritardo, oltre questa sera non si può andare», dice prima della riunione Nino Minardo, il leader della Lega-Prima l'Italia, certamente non ascrivibile al fronte dei falchi. «Il centrodestra non può presentarsi diviso, bisogna avere un solo candidato e dimostrare senso di responsabilità e gioco di squadra mettendo da parte personalismi e risentimenti – insiste – Per quanto ci riguarda si decide oggi e occorre uscire fuori un nome unico del centrodestra a Palermo. Se Lagalla è ipotesi probabile? Certamente, è persona che stimo e sicuramente all’altezza, così come lo è Francesco Cascio. Auspico che entro stasera ci sia un solo candidato del centrodestra. Di regionali la coalizione ne parlerà successivamente e sarà la classe dirigente siciliana, senza alcuna imposizione romana, a fare sintesi scegliendo la soluzione che unisce di più e che ci consentirà di vincere». Un’apertura? Certo, considerando l’asse leghista con Forza Italia su Cascio ma anche la conferma della linea netta tracciata anche ieri da Salvini: del Musumeci-bis si parlerà dopo. Il «nodo», insomma, rimane sempre quello. C'è anche l’irrigidimento di FdI sul vice di Lagalla nel caso si raggiungesse l’intesa: tocca a noi.