CATANIA – La Digos della Questura di Catania ha inviato alla Procura distrettuale etnea una relazione sul servizio trasmesso sulle Iene, in onda su Italia 1 il 12 novembre scorso, sull’ipotesi di “fuoco amico” nella morte dell’ispettore Filippo Raciti, morto durante scontri allo stadio Angelo Massimino il 2 febbraio del 2007.
Il documento è stato redatto per «informare» la magistratura su «ogni opportuna valutazione sulle circostanze emerse durante il citato servizio nel corso del quale una donna ha sostenuto di «essere stata al funerale di Filippo Raciti e di aver udito un poliziotto chiedere scusa al padre dell’ispettore perché è stata una manovra errata di un collega». La denuncia non è stata ancora presa in carico dalla Procura che assicura la «massima trasparenza come sempre» su ogni atto.
La tesi del “fuoco amico”, che imputa la morte dell’ispettore all’impatto con una Land Rover della polizia durante gli scontri con gli ultras del Catania, è stata vagliata da diversi Gip, Tribunali del Riesame e nei tre gradi di giudizio del processo a Antonino Speziale che, con sentenza passato in giudicato, è stato condannato a otto anni e otto mesi di reclusione per omicidio preterintenzionale. Il fine pena è prevista per 15 dicembre di quest’anno.
A sollevarla in sede di indagine e di giudizio è stato il legale di Speziale, l’avvocato Giuseppe Lipera, che recentemente ha chiesto gli arresti domiciliari per il suo assistito, detenuto nel carcere di Messina, per gravi motivi di salute.
E’ tornato invece in semilibertà da poco prima di Natale del 2018, Daniele Natale Micale, 32 anni, l’altro ultra del Catania condannato a 11 anni per la morte dell’ispettore Raciti dopo avere scontato oltre metà della condanna in carcere a Catania, ed ha un residuo pena di meno di 2 anni.