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I sindaci "dimenticano"

I sindaci fanno “orecchie da mercante” e la Corte dei conti bacchetta centinaia di enti siciliani

Mancanza di tempo (e/o di volontà?) 

Di Gioacchino Schicchi |

Società partecipate, i sindaci fanno “orecchie da mercante” e la Corte dei conti bacchetta centinaia di enti siciliani, tra i quali, evidentemente, moltissimi della provincia di Agrigento. Il decreto risale al 26 febbraio scorso e, nei toni e nelle forme, sembra non ammettere repliche. I magistrati contabili articolano la loro relazione partendo dal quadro normativo introdotto dalla legge di stabilità del 2015, la quale “impone – scrivono – l’avvio di un processo di razionalizzazione delle società e delle amministrazioni direttamente o indirettamente possedute dagli enti locali e dalle altre amministrazioni tale da consentirne la riduzione entro il 31 dicembre 2014 e dispone che i sindaci e gli altri organi di vertice delle amministrazioni definiscano e approvino entro il 31 marzo 2015, un piano operativo di razionalizzazione delle stesse”. Questi piani, evidentemente, andavano poi trasferiti alla Corte dei conti, corredandoli con un’apposita relazione tecnica che spiegasse lo stato dell’arte ed entro l’ormai trascorso 31 marzo, ogni amministrazione avrebbe dovuto (il decreto non tiene comunque conto di questo passaggio, essendo precedente) trasferire una seconda relazione che indicasse i risultati conseguiti.  Sotto la “scure” della spending review sarebbero dovute finire tutte le partecipate non essenziali, anzi, per usare una forma corretta da un punto di vista burocratico, quelle “non indispensabili al perseguimento delle proprie finalità istituzionali”o “costituite da soli amministratori o da un numero di amministratori superiore a quello dei dipendenti”. Non solo, ma quelle “salvate” dal taglio sarebbero dovute comunque essere messe a dieta ferrea, per ottenere un contenimento della spesa complessiva mediante “la riorganizzazione degli organi amministrativi e di controllo e delle strutture aziendali”. Rispetto al quadro complessivo, rileva tuttavia la Corte dei Conti, emergono “una serie di problematiche sulle quali si ritiene di richiamare l’attenzione degli enti, ai fini di una conduzione del processo di razionalizzazione il più possibile coerente con le finalità previste dal legislatore”.

Così, limitandosi solo all’aspetto del trasferimento della documentazione, su 43 Comuni della provincia solo 8 risultano aver fatto pienamente il proprio dovere, ovvero Alessandria della Rocca, Bivona, Burgio, Calamonaci, Cianciana, Ribera, Sciacca e San Biagio Platani.

E se tre Municipi si sono tirati fuori, sostenendo di non dover nulla alla Corte, ovvero Naro, Campobello di Licata e Santo Stefano Quisquina (tuttavia i magistrati prescrivono a tutti questi enti, a livello regionale, di “riesaminare il proprio operato alla luce della presente deliberazione”, altri sei Comuni (Favara, Lampedusa e Linosa, Licata, Lucca Sicula, Racalmuto e San Giovanni Gemini) si sono limitati a non trasferire nulla alla Corte dei Conti.

Molta più vasta la platea dei “rinviati a settembre”, ovvero quei Comuni che non hanno trasmesso o hanno trasmesso (entro il 31 marzo 2015) allegati tecnici incompleti. Tra questi, Agrigento, Aragona, Canicattì, Casteltermini, Palma di Montechiaro, Porto Empedocle, Raffadali,  Siculiana, Ravanusa, Realmonte, Cammarata e Grotte.

 
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