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IL RETROSCENA

«I santapaoliani qui ad Adrano siamo noi»: così parlavano i fratelli Castelli per prendere il controllo della droga

Gli arresti odierni si sono avvalsi di tecniche investigative tradizionali come pedinamenti e intercettazioni, ma anche delle parole dei collaboratori di giustizia

Di Laura Distefano |

«Per adesso per i Santapaoliani qua ci siamo io e mio fratello». Parlava così Fabio Castelli nel 2019, finito oggi ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della Squadra Mobile e del Commissariato di Adrano sul traffico di eroina, cocaina e marijuana. Uno smercio di droga che sarebbe avvenuto per agevolare i Santangelo-Taccuni, che rappresentano Cosa nostra nella cittadina etnea.

Certo Castelli non poteva sapere che il fratello Vincenzo diventasse collaboratore di giustizia. Come già scritto sulle colonne de La Sicilia, infatti, la scelta è arrivata la scorsa estate dopo l’arresto nel blitz Agorà. «Ho iniziato a spacciare piccole quantità di droga dal 2009, era droga che compravo da Santangelo-Taccuni», ha detto ai pm il primo agosto 2022. Vincenzo Castelli ha raccontato come è entrato nel mondo della vendita di sostanze stupefacenti. Avrebbe cominciato da “saltuario”. Poi dopo i blitz si sarebbe rivolto a Salvatore Giarrizzo, ex referente degli Scalisi anche lui oggi collaboratore di giustizia, per poter spacciare ad Adrano.

I guadagni però sarebbero stati troppi esigui e così sarebbe andato nel 2018 a Catania «dove conoscevo Mario Di Maio, un napoletano che abita a Catania che mi fece conoscere Gabriele Santapaola».

Quella fu la svolta. «lo conoscevo di nome e compresi in quel momento che la mia attività stava diventando seria. Parlammo di droga e gli dissi che ero di Adrano e spacciavo lì. Mi diede 50 grammi di cocaina che pagai circa 50-55 euro al grammo. Dopo 10 giorni circa, ci rivedemmo con Santapaola e Di Maio. Gabriele Santapaola (fratello di Ciccio Colluccio, ex reggente di Cosa nostra etnea) era in compagnia anche del fratello Anthony. Mi chiese se volevo altra droga e io gli dissi che, siccome ad Adrano c’erano i Santangelo e gli Scalisi, dovevamo rispettare entrambe famiglie. Santapaola non era d’accordo sul fatto che dovessi rendere conto anche agli Scalisi in quanto io ero vicino ai Santangelo. Mi disse che avrebbe aggiustato la cosa e avrei potuto spacciare per loro conto indisturbato. Gabriele Santapaola, qualche settimana dopo, mi fece conoscere Salvatore Rinaldi – per il blitz Agorà il coordinatore degli affari dei Santapaola fino allo scorso giugno, ndr – al quale rappresentò il problema. Rinaldi disse che la cosa andava affrontata e dovevo spacciare per conto dei Santapaola a Catania».

Ci fu un summit per “affrontare” questa situazione. Almeno così racconta il pentito: «Concordammo un incontro in un bar ad Adrano tra Gabriele Santapaola, Salvatore Rinaldi e un certo Benito ‘inteso’ Alberto, tutti di Catania. Di Adrano eravamo io, mio fratello Fabio, Ugo Scarvaglieri, Carmelo Scafidi e Alfio Quaceci. I catanesi non si spiegavano perché i Santangelo avessero lasciato tutto in mano agli Scalisi e, se i Santangelo non volevano assumersi la responsabilità di controllare lo spaccio, dissero che lo avrei fatto io per conto della famiglia Santapaola. All’esito della riunione si attendeva una risposta da Alfio Santangelo ma non arrivò».

Sarebbe arrivata nell’agosto del 2019 quando gli telefonò «Gabriele Santapaola e ci incontrammo in un chiosco ad Adrano. Era con Alfredo Lanza e Alfio Quaceci e con una persona di Catania di cui non so il nome. Mi chiese se ero pronto a prendere il controllo dello spaccio ad Adrano e anche i due dei Santangelo presenti si dichiararono pronti. Quindi io fui incaricato dai Santapaola che mi avrebbero rifornito tramite Gabriele Santapaola e dai Santangelo i quali volevano una percentuale che al momento non venne stabilita. Dopo questa riunione, ai primi di settembre 2019, ci incontrammo io, Gabriele Santantapaola, il soggetto catanese di cui ho detto, Carmelo Scafidi, Giuseppe Calcagno, Alfredo Lanza e Alfio Quaceci. Concordammo quindi l’autorizzazione per me a spacciare la droga ad Adrano».

Ma Vincenzo Castelli avrebbe avuto una serie di problemi nell’attività di spaccio perché la droga che Santapaola jr gli avrebbe consegnato non sarebbe stata di qualità pari a quella smerciata dagli Scalisi. Insomma non sarebbe stata all’altezza della concorrenza (mafiosa).COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA


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