Cronaca
I politici litigano, i giovani studiano, ecco il progetto d’accoglienza sostenibile
Lampedusa. Mentre i politici (non solo locali) si scontrano sull’idea di chiudere l’hotspot, i giovani si incontrano. E studiano – non sui libri o sul web, ma sul posto – come si può organizzare una «accoglienza sostenibile». Non con chiacchiere, ma con il confronto di tutte le parti in causa. E con progetti concreti. Sarà anche un’imprevista ironia della sorte, ma la polemica sul centro d’accoglienza di Lampedusa esplode proprio nei giorni in cui sull’isola si svolge un evento particolare. È infatti in corso a Lampedusa la VII Scuola di Alta Formazione in Sociologia del Territorio sul tema “A Lampedusa per progettare un’accoglienza sostenibile”. La Scuola non ha finalità di lucro ed è rivolta a laureandi, dottorandi, professionisti e operatori del volontariato.
L’obiettivo centrale è quello di formare tecnici e professionisti dell’accoglienza di supporto alle istituzioni che gestiscono i flussi migratori, conciliare le esigenze dei cittadini con i diritti dei migranti. A Lampedusa la Scuola sta elaborando modelli di accoglienza sostenibile con l’intento di “esportarli” anche in altre parti d’Italia.
La Scuola ha ottenuto il patrocinio della Camera dei Deputati, del Ministero della Giustizia e di oltre 20 enti pubblici e privati, fra cui Fondazione Kennedy-Italia; Enti locali e Regioni per la formazione civile contro le mafie, Società Italiana degli Urbanisti, Associazione Nazionale Calciatori e gli atenei di Catania, Milano-Bicocca, Sassari e il Politecnico di Torino.
Nei primi quattro giorni, la Scuola ha affrontato questi temi: i rifugiati nel contesto delle migrazioni internazionali; il fenomeno migratorio nell’Europa del Sud; i minori stranieri e la giustizia minorile; la mobilità e le nuove identità socio-territoriale. I circa 30 iscritti, provenienti dall’Italia e dall’estero, stanno «costruendo un laboratorio di idee progettuali in chiave socio-territoriale, al fine di favorire processi di interazione fra comunità locali e migranti». Questi progetti saranno presentati al 21 settembre alla presenza di studiosi, rappresentanti delle istituzioni e attori sociali.
L’attività della Scuola è rivolta anche alle popolazioni di Lampedusa (residenti, turisti e migranti) attraverso tre conversazioni su “L’immigrazione fra comunicazione e informazione”; “L’immigrazione fra società civile e istituzioni”; “L’immigrazione: progettare con le comunità locali”. La prima conversazione – coordinata da Carlo Colloca dell’Università di Catania – si è tenuta il 16 settembre, alla presenza di un pubblico vasto, e ha visto coinvolti Andrea Bonomo (sostituto procuratore a Catania); Giacomo Mameli (giornalista e saggista); Guido Nicolosi (Università di Catania); Valentina Pagliai (Fondazione Kennedy-Italia). Bonomo ha sottolineato le differenze fra le diverse tipologie di “trafficanti”, evidenziando come «la lotta contro chi sfrutta i migranti deve certamente puntare agli organizzatori che lucrano dai viaggi via mare, mentre coloro che guidano le imbarcazioni molto spesso sono l’ultimo anello della catena criminale la cui persecuzione non ha una efficacia deterrente nei confronti dei reali organizzatori».
Antonietta Mazzette, coordinatrice nazionale della Sezione di Sociologia del Territorio-Associazione italiana di Sociologia: «Nell’avere ideato questa Scuola siamo partiti dal presupposto che i flussi migratori non siano da considerare un’emergenza, ma dovrebbero rientrare nella vita ordinaria dell’Europa, considerato che avremo a che fare con questo fenomeno per i prossimi decenni. E continua: «L’obiettivo primario della sociologia dell’ambiente e del territorio è pertanto quello di formare i nuovi professionisti dell’accoglienza sostenibile, visto che la nostra è una disciplina di contesto e non può prescindere da quel che accade nei luoghi».
Per Carlo Colloca, docente di Analisi sociologica e metodi per la progettazione del territorio a Catania e Consulente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema di accoglienza migranti, «è fondamentale proporre percorsi formativi sociologicamente orientati per cogliere le domande di progettazione del territorio a seguito della trasformazione in senso multietnico della nostra società, evitando quel multiculturalismo del tempo libero che ritiene di fare inclusione organizzando festival del cuscus o di ghettizzare i migranti nei borghi spopolati del nostro Paese».
La scheda
È in corso a Lampedusa la VII Scuola di Alta Formazione in Sociologia del Territorio sul tema “A Lampedusa per progettare un’accoglienza sostenibile”. La Scuola ha ottenuto il patrocinio della Camera dei Deputati, del Ministero della Giustizia e di oltre 20 enti pubblici e privati. I 30 iscritti, provenienti dall’Italia e dall’estero, stanno costruendo un laboratorio di idee. I progetti saranno presentati al 21 settembre alla presenza di studiosi, rappresentanti delle istituzioni e attori sociali.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA