Il Mediterraneo è un enorme cimitero. Numero spaventosi “calcolati”, purtroppo per difetto dal progetto “Missing migrants” dell’Oim, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni, un’agenzia delle Nazioni unite. Ed emerge che la rotta del Mediterraneo è di gran lunga la più pericolosa del mondo.
In poco più di 9 anni sono morte o risultate disperse oltre 55mila persone mentre migravano e di queste più di 26mila (26.257) hanno perso la vita o sono risultate disperse sulle tre principali direttrici della rotta del mar Mediterraneo (occidentale, centrale e orientale). È il 47,3% del totale. I tecnici dell’agenzia Onu monitorano costantemente le 15 principali rotte migratorie che si articolano nel mondo. I dati forniti da Missing migrants – e elaborati da OpenPolis – rappresentano stime al ribasso, perché le rotte migratorie sono irregolari – quindi non è sempre possibile un adeguato tracciamento – e perciò in molti casi morti e dispersi non vengono registrati.
Nei primi tre mesi di quest’anno, 499 sono i morti (o dispersi) registrati nel mar Mediterraneo. I quasi 500 morti dei primi tre mesi del 2023 rappresentano un numero simile a quello del primo trimestre dello scorso anno, quasi dimezzato rispetto alle cifre registrate dall’Oim nei primi mesi del 2016 e del 2017 (quando morirono o risultarono dispersi rispettivamente 749 e 803 migranti) ma superiore a quelle dello stesso periodo del biennio 2019-2021.
L’inverno con il numero minore di persone che hanno perso la vita in mare è stato infatti il 2020, complice probabilmente anche la minore mobilità per via della pandemia. Se consideriamo l’anno appena terminato notiamo che anche in questo caso è il Mediterraneo che vede più persone morte o disperse, tra tutte le rotte monitorate dall’Oim. Nel 2022, infatti, il 35% dei morti o dispersi sono stati registrati nel mare che divide l’Africa dall’Europa: 2.406 su 6.878. Dei 6.878 migranti risultati morti o dispersi l’anno scorso, 4.292 sono le persone per cui è stato certificato il decesso. Le 2.586 rimanenti, invece, risultano disperse ma, scrive l’Oim, si presume che siano morte.