I giudici di Messina: «Luigi il prestanome di suo padre Francantonio»

Di Fabio Russello / 23 Novembre 2017

Luigi Genovese, il giovanissimo deputato regionale siciliano di 21 anni di Forza Italia, «è il prestanome e beneficiario dell’operazione» compiuta dal padre, l’ex deputato Francantonio Genovese «per sottrarsi al pagamento di imposte sui redditi e sul valore aggiunto» nonché «di interessi e sanzioni amministrative comminate dalla Commissione Tributaria» per un ammontare complessivo di oltre sedici milioni di euro.

Lo hanno scritto i giudici del Tribunale di Messina che hanno emesso un decreto di sequestro preventivo per un ammontare di circa 100 milioni di euro. Secondo il Tribunale i Genovese «operavano con atti fraudolenti affinché nella titolarità delle quote di partecipazione della società Gefin subentrasse il figlio, Luigi Genovese» appena eletto deputato all’Ars con quasi 18 mila voti. Per i giudici gli indagati «dapprima artificiosamente determinavano un aumento di capitale, rispetto al quale Francantonio Genovese rinunciava a sottoscrivere le quote, affinché in esito ad esso il figlio, benché privo di risorse economiche proprie sottoscrivesse i nuovi titoli acquisendo il 51,61 per cento del capitale».

«La circostanza della ricchezza improvvisa di Luigi Genovese, il suo notorio ingresso in politica, il modo spregiudicato di acquisizione della ricchezza, danno la probabilità, sia pur per la visione cautelare di protezione dei beni e dei soldi dovuti allo Stato, che si verifichi la stessa attività del padre». Lo scrive il gip di Messina descrivendo la figura del neo parlamentare di Fi, figlio di Francantonio Genovese. I due sono stati colpiti da un sequestro milionario e sono indagati per riciclaggio ed evasione fiscale.

«E così dal nulla – prosegue il gip – si staglia la figura di Genovese Luigi junior, che diventa consapevolmente, firmando atti e partecipando alle manovre del padre, ricchissimo e sono atti organizzati a tavolino, partecipati dagli interessati e forse da altre persone esperte dal ramo, rimasti nell’ombra e forse con la connivenza di banchieri, in cui comunque nessuno dei partecipi, per la presenza e gli effetti, si può dire inconsapevole e chiamare fuori».(ANSA).

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