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GLI AFFARI DEL BOSS

I contatti catanesi di Matteo Messina Denaro: il nipote del cuore e i segreti delle scommesse

Una buona fonte di risorse economiche potrebbe essere arrivata dalle puntate on line: i contatti con i fratelli Placenti

Di Laura Distefano |

Per finanziare una latitanza come quella del boss “dandy” Matteo Messina Denaro servono molti soldi. Soprattutto perché il padrino di Castelvetrano – da quello che i Ros hanno trovato nel suo covo – ha diversi vizietti che hanno un certo costo. Una buona fonte di risorse economiche potrebbe essere arrivata dalle scommesse on line. Ed è in questo filone che arriva un ponte di collegamento con Catania e l'entourage del diavolo trapanese catturato lunedì a Palermo. 

I fratelli Placenti, boss della frazione mistrbianchese e considerati i bookmakers della famiglia Santapaola- Ercolano, avrebbero avuto – dal 2011 al 2013 – un rapporto molto stretto con Ciccio Guttadauro, il nipote del cuore di Messina Denaro.  E con lui avrebbero condiviso il patrimonio di conoscenze sui metodi per arricchirsi attraverso il sistema del gioco d'azzardo on line. 

Il “rapporto” da “fratelli” è  emerso in diverse indagini, ma in particolare se ne parla nelle carte della maxi operazione del 2021 del Gico della Finanza denominata “Doppio gioco”. 

Ieri si è svolta l'udienza davanti alla seconda sezione del Tribunale di Catania frutto dell'indagine che vede tra gli imputati Carmelo e Giuseppe Gabriele Placenti. 

Di questo ‘”rapporto” tra Guttadauro e Placenti ne parlarono anche alcuni collaboratori di giustizia, come Pippo Scollo – ex reggente di Lineri – e Fabio Lanzafame – battezzato dalla stampa il “pentito delle scommesse”. 

Tra dicembre 2011 e gennaio 2012 ci fu un costante scambio di sms tra Vincenzo Placenti (fratello degli  imputati) e  Guttadauro che dimostrano un legame di “profonda stima e amicizia” tra i due che si definivano  “fratelli” e “di altra pasta” rispetto agli altri. «La definitiva consacrazione dell’accordo affaristico-mafioso stretto nell’ambito nelle scommesse on line si evinceva dagli sms intercettati il 24 febbraio 2012», scrivevano i magistrati.  Messaggi da cui emergerebbe «che i loro accordi economici» sarebbero «cementati dalla comune appartenenza ad una fratellanza (evidentemente quella mafiosa, ma parlando di trapanesi potrebbe anche essere massonica, ndr) fondata su principi che non vanno mai traditi (“Ma tu lo sai ke siete miei fratelli e quindi noi non facciamo brutte figure .. Penso ke anke io lo sono x voi .. Noi siamo nati con certi principi e li porteremo avanti fino la fine … Tvb ricordatelo sempre .. lo fratelli maski no ne ho, ma ho a voi”).  

Tra Guttadauro e Placenti emerse anche la figura di Carlo Cattaneo di Castelvetrano che – come racconta Lanzafame – gli sarebbe stato presentato dai Placenti «come un soggetto vicino ad ambienti criminali della zona del trapanese. Era cugino di un tale Francesco (quasi sicuramente Guttadauro, ndr) che ho conosciuto e che mi dissero era quello che comandava».  

Guttadauro nel 2011 «grazie al suo stretto rapporto con i fratelli Placenti – annotano gli investigatori palermitani – che gestivano a Catania la rete delle scommesse on line, è riuscito ad entrare in tale circuito, affiancando Carlo Cattaneo, già operativo nel settore». 

Cattaneo è stato uno dei nomi chiave del blitz  “Anno Zero”, che avrebbe avuto l'appoggio  di due nomi vicini a Messina Denaro, il nipote Francesco Guttadauro e il cognato Rosario Allegra, cognato del latitante. Vincenzo Placenti, nel 2012, è stato arrestato per armi. 

A quel punto Cattaneo avrebbe preso contatti con Carmelo per portare avanti gli affari. In una telefonata tra Guttadauro e Cattaneo si fa riferimento a “Melo” per mostrargli la chat di una conversazione “Skype” sulle piattaforme del bet on line. La password scelta per la chat sarebbe stata Diabolik1. Una “prova” d’affetto per la “famiglia”, visto che è uno  dei nomignoli dello zio boss.  

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