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Humanity1, 200 medici denunciano all’Ordine i colleghi dell’Usmaf: «Selezione sanitaria viola il codice deontologico»

Segnalati i sanitari dell'Unità di sanità marittima, aerea e di frontiera di Catania: sono coloro che hanno scelto chi fa sbarcare e chi no

Di Redazione |

Misure "discriminatorie e degradanti la dignità umana" in quanto "violazioni del Codice deontologico medico". Oltre 200 medici hanno denunciato i colleghi dell’Unità di sanità marittima, aerea e di frontiera (Usmaf) dopo lo sbarco selettivo a Catania dei naufraghi soccorsi dalle ong.

«La selezione dei naufraghi meritevoli di uno sbarco in un porto sicuro si basa su criteri di tipo sanitario, ovvero sulla valutazione, da parte dei medici Usmaf, di condizioni di sufficiente vulnerabilità, tali da poter "meritare" lo sbarco – spiega il team sanitario di Mediterranea Saving Humans -. Non comprendiamo come l’aver passato mesi e anni in Libia subendo torture, stupri e violenze di ogni tipo e con le conseguenti importanti ripercussioni sulla salute fisica e mentale, e l’essere costretti a tentare la traversata del Mediterraneo su imbarcazioni precarie e in condizioni di sovraffollamento senza cibo e acqua per giorni, tali da determinare in molti casi la morte a bordo per asfissia, trauma da schiacciamento, ipotermia, fame e disidratazione, non possa determinare una condizione di sufficiente vulnerabilità». 

Ai colleghi dell’Usmaf, che «si stanno prestando in queste ore a tale disumana selezione sanitaria», i sanitari dell’ong ricordano che «la nostra professione deve essere esercitata nel rispetto del codice deontologico. All’inizio del nostro esercizio, prestiamo giuramento di tutelare sempre la vita e la salute psico-fisica di ogni persona, senza discriminazione alcuna. Non è la prima volta, fra l’altro, che viene segnalata la collaborazione di Usmaf – dicono da Mediterranea – con le autorità di frontiera in merito a respingimenti illegali anche su altre frontiere d’Europa, come ad esempio in Slovenia».

«Ci allarmano anche le dichiarazioni del direttore generale Usmaf Sicilia, Claudio Pulvirenti – prosegue l’ong -, secondo cui il discernimento è puramente clinico e chi non presenta determinate condizioni – quali febbre, malattie infettive, stato di gravidanza e poche altre – sarebbe in grado di restare ancora in mare. Aggiunge inoltre che "il problema psicologico è un problema di secondo livello" e non comporterebbe, quindi, la necessità allo sbarco. Queste dichiarazioni e l’atteggiamento dei medici Usmaf sono però in netta contrapposizione con quanto riportato dalle 'Linee guida per la programmazione degli interventi di assistenza e riabilitazione nonché per il trattamento dei disturbi psichici dei titolari dello status di rifugiato e dello status di protezione sussidiaria che hanno subito torture, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale" (22 marzo 2017) del ministero della Salute».  «In conclusione, consapevoli dell’importanza che la nostra professione riveste nella salvaguardia della vita umana e nel rispetto dei diritti fondamentali e in piena coerenza peraltro con la posizione espressa più volte dalla Fnomceo in merito all’abrogazione del divieto ai sanitari di denunciare immigrati clandestini che si rivolgano alle loro cure – conclude Mediterranea -, riteniamo tali comportamenti incompatibili con i principi alla base della nostra professione. Provvederemo, dunque, a segnalare alla Federazione nazionale Ordine medici chirurghi e odontoiatri tali professionisti prestatisi a misure discriminatorie e degradanti la dignità umana, in quanto violazioni del Codice deontologico medico. Ci uniamo, inoltre, alla richiesta di sbarco immediato per tutte le persone a bordo delle navi della flotta civile».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA

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