Le indagini
«Ho ucciso io Rosolino Celesia», ma gli inquirenti hanno molti dubbi: sta coprendo qualcuno?
In manette un ragazzo di 17 anni e il fratello di 22. Ancora non è chiara la dinamica. E a Palermo è polemica sulla mala movida
Il giorno dopo l’omicidio del ventiduenne Rosolino Celesia, un ragazzo di 17 anni confessa l’omicidio avvenuto alle 3 della notte in una discoteca di Palermo. Il minorenne era stato fermato ieri, insieme al fratello di 22 anni. I tre colpi che hanno raggiunto al collo e al torace la vittima, una ex promessa del calcio (aveva giocato nelle giovanili di Torino, Palermo e Trapani, prima di abbandonare l’attività), sarebbero stato esplosi dal più piccolo dei due fratelli.
I dubbi degli inquirenti
Ma gli inquirenti vogliono vederci chiaro: il sospetto è che il minorenne possa attribuirsi la responsabilità del delitto perché, grazie alla giovane età, sul piano processuale potrebbe avere una condanna più lieve rispetto al fratello maggiorenne, attualmente accusato di detenzione illegale dell’arma.Le immagini di tre video dei sistemi di sorveglianza potrebbero chiarire quanto è accaduto. In uno si sentono gli spari, in un altro si vedono dei ragazzi spostare il corpo della vittima, in un terzo viene ripreso l’arrivo dell’ambulanza privata chiamata dagli amici di Celesia. Resta da chiarire il movente del delitto: forse una lite.
L’ira del prefetto
L’allarme generato dall’omicidio (nel capoluogo dell’isola si è riunito in via straordinaria il Comitato pe l’ordine e la sicurezza), spinge il prefetto Massimo Mariani, arrivato a Palermo da circa un mese, a richiamare l’attenzione di tutti: «Trovo intollerabile che qualcuno vada in discoteca portando con sé un’arma da fuoco e uccida un ragazzo. Questo fenomeno, che per sintesi viene chiamato mala movida, riguarda aspetti di degrado urbano comune alle grandi città e non può essere gestito per intero dalle forze di polizia ma bisogna creare le condizioni e le sinergie per tenerlo sotto controllo».
I precedenti
Pochi giorni fa, in una zona della movida molto vicina a quella dov’è accaduto il delitto, qualcuno aveva esploso dei colpi d’arma da fuoco e in strada sono state trovate tracce di sangue. Andando indietro nel tempo, nel febbraio 2015, un giovane medico, Aldo Naro, morì in una discoteca del capoluogo siciliano, coinvolto in una rissa scatenata da altri.Intanto, i gruppi d’opposizione al Consiglio comunale di Palermo ritengono «grave che il sindaco Roberto Lagalla non abbia sentito l’urgenza di venire in aula a riferire. La città ha bisogno di azioni a lungo termine che non mirino solo a contenere i fenomeni di violenza ma a risolverne le cause».COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA