«Hanno ucciso la Sagra del Mandorlo»

Di Gioacchino Schicchi / 12 Agosto 2016

«Hanno ucciso la Sagra del Mandorlo in Fiore, e siamo pronti a chiedere i danni». 

Il sindaco di Agrigento Lillo Firetto è categorico: senza i fondi del Parco della Valle dei Templi, “sottratti” da un articolo della finanziaria regionale, ancora in corso di approvazione, la kermesse folk sarà impossibile da realizzare. Così, al Comune, non resterà che far parlare le carte. Quelle bollate. “Mercoledì prossimo – spiega il primo cittadino – partirà intanto una diffida personale al direttore generale dell’Assessorato ai Beni culturali, perché, dato che la legge finanziaria non è ancora approvata, provveda a consentire la stipula delle convenzioni per l’anno in corso, consentendo almeno di svolgere la Sagra 2017. Qualora questo non avvenga, i danni li chiederemo direttamente a lui, calcolando la perdita per il territorio utilizzando i numeri degli accessi e delle prenotazioni presso hotel e b&b dello scorso anno”.

Firetto, inoltre, è categorico sulla possibilità che con questo contesto si possa in futuro svolgere l’evento. «Con questa legge – dice – hanno definitivamente ucciso la Sagra». Al danno, tra l’altro, si unisce la beffa, dato che il Comune stava già (miracolosamente) partendo con la fase organizzativa, adesso da stoppare non si sa fino a quando. “Avevamo già avviato la macchina – dice Firetto – pubblicando i primi bandi esplorativi per servizi e per l’individuazione dei partner privati e adesso si deve fermare tutto. Alle persone che già contattano il Comune e il Distretto Turistico, a centinaia, per sapere se la Sagra verrà confermata per la stessa data non sappiamo cosa rispondere, così come nulla possono rispondere in questo momento i titolari di strutture ricettive che ricevono le prime prenotazioni”. Insomma, il danno di scala potrebbe essere abbastanza serio e l’ “incendio” è tutt’altro che solo un problema locale.

«A settembre – annuncia Firetto – promuoveremo un’iniziativa congiunta con i sindaci di Catania e Palermo e con tutti coloro che ci vorranno stare, su questo tema. Noi non volevamo conservare la vecchia norma, che in questi anni al territorio ha dato poco, e che oggettivamente è stato speso male. Noi chiediamo che ai Comuni sia concesso di spendere realmente fino al 30% degli introiti dei siti Regionali per fare noi la promozione. Questo perché, alla fine, sono i sindaci che rispondono ai territori e i beni culturali, per città come la nostra, sono l’unico ‘tesoretto’ di cui disponiamo».

E se anche il segretario provinciale della Cgil, Massimo Raso, parla di «una rapina a mano disarmata e a volto scoperto», chiedendosi «con quale maschera» i parlamentari regionali uscenti potranno «chiedere voti», a stupire molto è il profondo silenzio della politica regionale su un provvedimento che, al momento, non sembra fare il bene di Agrigento.

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